“Va fatto di tutto per approvare la riforma della cittadinanza entro questa legislatura per non rivivere la stessa delusione di qualche anno fa”. Questo l’appello del Tavolo Cittadinanza che, benché consideri il testo della proposta denominata “Ius Scholae” insufficiente rispetto a quanto auspicato dalle organizzazioni firmatarie, ritiene che esso rappresenti certamente un primo passo verso una vera e propria riforma della legge 91 del 1992, non più adeguata ai bisogni del Paese e dei suoi nuovi cittadini.
In questo momento ci sono quasi 900 mila giovani di origine straniera nati in Italia o arrivati da bambini, che aspettano venga riconosciuto loro il diritto di essere “legittimamente italiane ed italiani”, e dare certezza ai loro progetti e alle loro aspettative coltivate nel Paese che considerano casa propria.
Negli ultimi giorni abbiamo letto che l’attuale legge sarebbe, viceversa, ancora in grado di assolvere questa funzione, permettendo alle ragazze e ai ragazzi di scegliere al compimento dei 18 anni se prendere la cittadinanza italiana o tenere quella del loro paese di nascita o, in molti casi, di quello di provenienza dei genitori che loro non hanno mai conosciuto.
Tuttavia, la procedura non è affatto semplice e una serie di rigidi requisiti, primo tra tutti quello legato alla residenza continuativa ed ininterrotta in Italia, rendono di fatto la scadenza dei 18 anni solo teorica e sono moltissimi gli italiani con passato migratorio che anche molti anni dopo essere diventati maggiorenni non riescono a ottenerla (cosa che vale anche per chi arriva in Italia e deve avere la residenza come uno dei requisiti principali per l'ottenimento della cittadinanza).
Siamo di fronte ad una legge che separa le famiglie laddove i genitori presentino la richiesta di cittadinanza quando il figlio è minorenne ma, quest’ultimo, in attesa del lungo iter burocratico, diventi maggiorenne e quindi venga “sganciato” dalla richiesta della famiglia che, se accolta, vedrà i genitori diventare cittadini italiani e lui mantenere la cittadinanza di un paese che, spesso non conosce bene.
Non avere la cittadinanza significa perdere opportunità importanti che contribuirebbero alla crescita e formazione dei giovani in questione e di conseguenza del nostro paese. E la scuola, oggi al centro di questa riforma, ne è la prova perché incubatore della futura classe dirigente.
Insomma, le nuove generazioni italiane sono il fatto che anticipa la regola, la stessa che fatica ad esser praticata perché manca coraggio e consapevolezza politica.
Abbiamo bisogno di dare certezze e una prospettiva di vita alle centinaia di migliaia di persone che vivono invece nella precarietà. Gli italiani di origine straniera sono i compagni di scuola, compagni di sport, amiche, amici, vicini e concittadini. Quelli che parlano l'italiano come prima lingua, spesso con le inclinazioni dialettali tipiche delle diverse regioni e città. Italiani di fatto, ma non per legge. Con questi presupposti ribadiamo che bisogna intervenire con urgenza e auspichiamo che il testo di riforma della cittadinanza, che oggi arriva in discussione alla Camera dei Deputati, possa trovare il favore più largo delle forze parlamentari e possa essere approvato da entrambi i rami del Parlamento prima della fine di questa legislatura, mantenendo la normativa al passo con l'evoluzione della società".
Organizzazioni firmatarie aderenti al Tavolo cittadinanza:
Coordinamento Nazionale Nuove Generazioni Italiane – CoNNGI, movimento Italiani senza cittadinanza, ACLI, Amnesty International Italia, ARCI, Casa Cantiere Comune, CGIL, CILD, Cittadinanzattiva, Cospe, Lunaria, Rete degli studenti medi, Sant’Egidio, Save the Children Italia, Unione degli universitari.
L'appello: la cittadinanza da privilegio diventi diritto. Urgente la riforma della legge 91/92 a partire dall'approvazione della proposta di legge sullo ius scholae, che verrà discussa il prossimo 29 giugno
Si è chiusa domenica 26 giugno a Bologna la settima edizione del Festival della Partecipazione a cui hanno preso parte 131 panelist, 60 associazioni e circa 850 partecipanti in presenza. Numeri che testimoniano l’importanza, a livello nazionale, della partecipazione come strumento indispensabile per la salute della democrazia e la libertà di cittadine e cittadini soprattutto in un momento in cui, da un lato la guerra e dall’altro la pandemia, tendono a restringere gli spazi democratici e ad aumentare i livelli di disuguaglianza sociale.
Per questa edizione, il Festival della Partecipazione promosso da ActionAid Italia, Cittadinanzattiva e Legambiente, in collaborazione con Caritas e con la Fondazione per l’Innovazione urbana e con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Bologna, ha scelto come titolo “Re-Agire. Nuove energie per la partecipazione, oltre gli shock della pandemia e della guerra”: un invito a cui hanno risposto cittadini e cittadine attraverso reti dialoganti e di cooperazione. L’edizione appena conclusasi ha visto un focus su tre temi portanti, ovvero Salute Globale, Giustizia Sociale, Giustizia Ambientale e Climatica: ognuno di questi macro-argomenti è stato sviluppato e approfondito durante i 21 eventi in programma.
Protagonisti del Festival sono stati soprattutto i giovani e le giovani che vogliono essere al centro nella costruzione del proprio futuro, non demandando a nessuno il proprio potere, interpretando una nuova idea di cittadinanza, di rapporto tra le persone e con la natura, di eque opportunità, di sviluppo sostenibile. Giovani che pretendono che si arrivi ad una rappresentanza politica dei bisogni legati alla giustizia climatica e sociale e che venga sancito il diritto alla salute globale.
Durante la tre giorni di Festival numerose sono state le occasioni di dibattito e approfondimento, per porre all’attenzione del Paese le criticità dello status quo e per mostrare le alternative possibili e concrete, attraverso gli interventi e le proposte di attiviste e attivisti, istituzioni nazionali e internazionali, associazioni della società civile, personalità del mondo giornalistico e accademico.
A partire dal tema della cittadinanza e dall’urgenza di estenderla oltre lo ius sanguinis, riformando finalmente la legge sulla cittadinanza italiana.
Si è tenuta a Bologna, a margine del Festival della Partecipazione, l'Assemblea degli Enti Associati di Cittadinanzattiva che ha eletto a Presidente nazionale dell’organizzazione Anna Rita Cosso, che succede ad Antonio Gaudioso.
Anna Rita Cosso, 64 anni, sposata e con una figlia, laureata presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Perugia, milita da 44 anni in Cittadinanzattiva avendo contribuito nel 1978 alla fase fondativa dell’allora Movimento Federativo Democratico. È stata segretaria regionale di Cittadinanzattiva Umbria.
Dopo 42 anni di servizio, sarà presto in pensione dal suo lavoro di responsabile del settore Beni e Attività Culturali del Comune di Spoleto.
Torna la fabbrica di idee per costruire le nuove forme della politica, dell’attivismo e della cittadinanza. Scopri tutto il programma
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Si apre venerdì 24 giugno la settima edizione del Festival della Partecipazione, la terza nella città di Bologna, con tre giorni di laboratori, conferenze, dibattiti, momenti aggregativi e artistici. Una fabbrica per rafforzare le varie forme della partecipazione civica e costruirne di nuove. Promosso da ActionAid Italia, Cittadinanzattiva e Legambiente, in collaborazione con Caritas e con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Bologna, il Festival è uno spazio inclusivo e aperto che intende contribuire alla trasformazione del Paese attraverso il ruolo attivo dei cittadini e la tutela dei loro diritti.
Le situazioni d’emergenza degli ultimi due anni, in primis la guerra e la pandemia, hanno portato a un restringimento sempre più evidente degli spazi di partecipazione. Allo stesso tempo i drastici cambiamenti in corso impongono l’adozione di un punto di vista globale, collettivo e intersezionale, costruito insieme ai cittadini e alle cittadine: che si guardi alla solidarietà necessaria per sostenere il popolo ucraino migrante, o alla necessità che tutti i Paesi adottino condotte virtuose rispetto al clima, all’ambiente e alla salute per salvare il pianeta, è fondamentale costruire reti dialoganti e di cooperazione.
Come forma di risposta collettivamente fornita, in Italia sono numerose le organizzazioni civiche, le reti mutualistiche, le esperienze di volontariato, i comitati e gruppi anche informali che tutelano i diritti, che si prendono cura dei beni comuni e che rivendicano uno spazio di protagonismo nella definizione dell’agenda pubblica.
Entro l’estate il Governo dovrà presentare il Disegno di Legge Delega per la riforma per l’assistenza agli anziani non autosufficienti. Lo indicano i tempi del PNRR. È, quindi, un momento decisivo per i 3.8 milioni di anziani non autosufficienti e per i loro familiari. Per questo motivo, le organizzazioni del “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza” si rivolgono nuovamente al Governo, con una lettera al Presidente Draghi ed ai Ministri Speranza e Orlando.
“Vogliamo una riforma all’altezza delle esigenze di anziani e familiari. La Delega metterà le basi di una riforma attesa da 30 anni: le debolezze del welfare attuale e l’invecchiamento della popolazione dicono che è un passaggio decisivo, che non si può sbagliare. Chiediamo, dunque, che si introduca il “Sistema Nazionale Assistenza Anziani” previsto nelle proposte presentate dal Patto”.
Il “Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza”, raggruppa la gran parte delle organizzazioni della società civile coinvolte nell’assistenza e nella tutela degli anziani non autosufficienti nel nostro Paese: rappresenta gli anziani, i loro familiari, i pensionati, gli ordini professionali e i soggetti che offrono servizi. Si tratta della comunità italiana della non autosufficienza, che ha deciso di superare confini, appartenenze e specificità per unirsi nella elaborazione di questa riforma.
Affrontare il tema dell’educazione alla salute dei giovanissimi, di come viene proposta oggi nelle scuole, da quali soggetti e con quale impatto, e cosa sarebbe necessario fare, secondo le esperienze ed il punto di vista qualificato degli interlocutori presenti, per fare in modo che bambini e ragazzi diventino essi stessi costruttori della propria salute. È questo l’obiettivo del webinar “A scuola di salute” promosso da Cittadinanzattiva in programma il prossimo 17 giugno dalle ore 15 alle ore 16.30 su Zoom (qui per iscriversi). Nel corso del webinar Cittadinanzattiva illustrerà le attività ed i materiali realizzati in questi ultimi due anni, con il supporto non condizionato di Federchimica – Assosalute, allo scopo di creare opportunità di informazione e formazione rivolte sia ai docenti e agli educatori ma anche direttamente ai bambini e ai ragazzi.
Aree interne: con il contest “Chi l’ha fatto?” Cittadinanzattiva premia tre realtà di Friuli Venezia Giulia, Puglia e Veneto. Accanto al PNRR, fondamentale sostenere le iniziative locali contro lo spopolamento di questi territori
Una vetrina digitale per consentire agli abitanti di una area interna della provincia di Udine l’acquisto di prodotti e servizi ulteriori rispetto a quelli disponibili nei negozi locali presenti sul territorio e, al contempo, sostenere queste piccole realtà commerciali. Laboratori, attività di decoro e un festival estivo promosso da un gruppo di giovani per riportare bellezza e combattere lo spopolamento di Cagnano Varano, un paese di poco più di 6mila abitanti della provincia di Foggia. Una intensa attività di comunicazione e promozione turistica via social, in collaborazione con la Pro Loco, promossa dai giovani residenti di Enego, comune di 1500 abitanti in provincia di Vicenza, appartenente all’Altopiano dei Sette Comuni.
Sono queste le tre iniziative premiate nell’ambito del contest “Chi l’ha fatto?”, promosso da Cittadinanzattiva e dedicato alle esperienze innovative che hanno contribuito a migliorare la qualità di vita di chi risiede nelle aree interne del nostro Paese. Dal primo al terzo posto ecco i progetti vincitori: “Proxima – La Vetrina digitale di prossimità”, “Cavù” e “Visit Enego”.
“La presenza dei bambini piccoli nelle carceri al seguito delle madri detenute, costretti a trascorrere i primi anni di vita all’interno degli istituti penitenziari, è sempre stato un paradosso del nostro sistema, a lungo dimenticato e lasciato irrisolto. Per questo l’approvazione alla Camera dei Deputati della Proposta di Legge Siani, “in materia di tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori”, è una notizia straordinaria che ripaga l’impegno con cui da anni ci battiamo, in rete con altre organizzazioni della società civile, attraverso iniziative volte a tenere viva l’attenzione pubblica all’approvazione di misure efficaci per mettere fine in via definitiva al fenomeno dei bambini in carcere”, a dirlo Laura Liberto, coordinatrice nazionale Giustizia per i diritti – Cittadinanzattiva.
La proposta di legge appena licenziata dalla Camera recepisce molte richieste di Cittadinanzattiva, anzitutto riconoscendo finalmente centralità alla tutela della salute psico-fisica del minore come esigenza prioritaria rispetto a qualsiasi altra ragione o interesse pubblico, nella prospettiva indicata a più riprese dalla Corte Costituzionale e dalle convenzioni internazionali.
DECRETO TARIFFE: LO STALLO DOVUTO ALLA CONFERENZA DELLE REGIONI IMPEDISCE ANCHE L’AGGIORNAMENTO DELLO SCREENING NEONATALE. RITARDO INACCETTABILE. L’APPELLO DELLE ASSOCIAZIONI: “RISOLVETE LA QUESTIONE E CONSENTITE A TUTTI I NASCITURI DI AVERE LO STESSO DIRITTO A QUESTO PROGRAMMA SALVAVITA” 11 REGIONI SU 20 SONO GIÀ ANDATE AVANTI, MA LA CONFERENZA CHE LE RAPPRESENTA NON DÀ L’OK
Lazio, Toscana, Puglia e Liguria hanno già cominciato il programma di screening per la SMA, mentre Piemonte, Trentino, Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Abruzzo cominceranno a breve. Altre 7 Regioni hanno attivato progetti di screening per diverse malattie metaboliche e genetiche non ancora incluse nel panel nazionale
È passato esattamente un anno da quando il Gruppo di lavoro sullo Screening Neonatale Esteso istituito presso il Ministero della Salute ha consegnato gli esiti delle proprie valutazioni riguardo a nuove patologie da inserire nell’elenco nazionale che stabilisce per quali malattie debba essere effettuato il test che consentirebbe ai neonati una pronta diagnosi e una altrettanto veloce presa in carico. Il Gruppo di lavoro ministeriale avrebbe dovuto garantire un pronto aggiornamento sulla base di attente valutazioni, e recuperare così il ritardo già accumulato nella revisione della lista. Nonostante il parere positivo circa l’inserimento della SMA (atrofia Muscolare Spinale) e il rimando ad ulteriori studi di HTA per altre 7 patologie (fra le quali c’è una forte indicazione a favore della mucopolisaccaridosi di tipo I), nulla di concreto è ancora stato fatto: né gli studi di HTA, come prevedibile, né il decreto di aggiornamento.
Paradossalmente il decreto è pronto da mesi, ma il Ministero della Salute non può emanarlo fin quando non sarà approvato il Decreto Tariffe, che però è bloccato da 6 mesi alla Conferenza delle Regioni. Niente Decreto Tariffe, niente attuazione dei LEA del 2017 e quindi nessun aggiornamento nemmeno per lo screening, visto che questo è collegato ai Livelli Essenziali di Assistenza.
In considerazione di questa situazione, dopo un anno di attesa, e dopo aver già protestato mesi fa per la mancanza del Decreto Tariffe, che priva le persone affette da una patologia della possibilità di poter accedere a prestazioni migliori di quelle del passato, 69 Associazioni aderenti all’Alleanza Malattie Rare e al CnAMC di Cittadinanzattiva tornano ad alzare la voce rivolgendo un appello – affidato ad Osservatorio Malattie Rare e a Cittadinanzattiva – direttamente alla Conferenza delle Regioni, e in modo particolare al Presidente Massimiliano Fedriga e al Coordinatore della Commissione Salute Raffaele Donini.
Vaccinazione pneumococcica: poca informazione, difformità territoriali nelle strategie vaccinali, mancato monitoraggio e trasparenza sulle coperture.
Nella stagione invernale 2021-2022 un cittadino su due, fra quelli intervistati da Cittadinanzattiva, ha riferito di non aver ricevuto la vaccinazione pneumococcica, né contestualmente all’antinfluenzale, né in momenti diversi. Tra i motivi principali: non mi è stata proposta (62,7%); non ho idea di cosa sia (17,9%). Tra i soggetti intervistati, il 47,6% l'ha ricevuta, ma solo il 19,5% contestualmente ad altra vaccinazione, mentre il 28,1% in momenti diversi. Incrociando il dato tra coloro che non hanno ricevuto la vaccinazione pneumococcica (52,3%) e la fascia di età 65-70 anni, il 34,5% riferisce di essere stato contattato solo per la vaccinazione antinfluenzale e anti Covid-19. Solo l’1,8% degli aventi diritto ha ricevuto la lettera da parte della ASL con l’invito ad aderire alla vaccinazione pneumococcica.
In questo contesto è centrale la figura del medico di medicina generale nel 65% dei casi è la principale fonte di informazione sulle vaccinazioni raccomandate e gratuite (es. antinfluenzale, antipneumococco, anti-herpes zoster) - ma il 27% dei cittadini si affida anche ai siti internet istituzionali o al medico specialista e al farmacista (22,8%). Il medico di famiglia, nel 92,7% dei casi, propone la vaccinazione pneumococcica a voce/durante una visita e solo il 44,7% lo fa telefonicamente. Vaccinazione antinfluenzale e antipneumococcica non “hanno viaggiato insieme” nel 22,5% dei casi: tra i motivi spicca con un 63% l’aver fissato un nuovo appuntamento in una seduta diversa e un 20% che ha suggerito la co-somministrazione ma non ha proceduto a causa del rifiuto da parte dell’assistito; il 14,8% ha invece segnalato l’indisponibilità di dosi di vaccino anti-pneumococcico e il 13% ha riferito come ostacolo i tempi limitati rispetto alle visite di controllo. Questi sono alcuni dei dati emersi dall’indagine “Vaccinazione Pneumococcica nell’adulto: proposte per un accesso equo e consapevole. Focus in adulti ≥ 65 anni e soggetti con patologia o con condizioni predisponenti”, realizzata da Cittadinanzattiva e presentata oggi a Roma.
Gli algoritmi digitali entrano negli studi di medicina generale come arma in più nella lotta al Covid e in modo particolare a sostegno dei medici e garanzia per i pazienti per la prescrizione dell’antivirale Paxlovid, attualmente l’unico prescrivibile dai medici di medicina generale secondo le linee guida Aifa.
A rendere possibile questo enorme passo in avanti nella prescrizione del farmaco è il lavoro di collaborazione messo in campo ancora una volta da Cittadinanzattiva e FIMMG attraverso la sua software house “Net Medica Italia”, già protagonista nel pieno della pandemia di altre importanti innovazioni per facilitare la campagna di vaccinazione anti Covid.
NetMedica in continuità con quanto già fatto con il progetto “Pri.Sma” in tema di stratificazione dei pazienti in base alla fragilità per l’accesso alla vaccinazione covid, ha ulteriormente ampliato la possibilità di utilizzo di algoritmi che oggi supportano il medico di medicina generale nella prescrizione appropriata della terapia antivirale.
Presentato il documento di Cittadinanzattiva “Salute di Comunità” sulla sanità territoriale: per riqualificare l’assistenza ospedaliera e territoriale occorrono istruzioni chiare per una presa in carico effettiva del cittadino. Partire dalla digitalizzazione e dall’informatizzazione per rilanciare la sinergia tra professionisti sanitari e sviluppare servizi di prossimità.
Il Servizio Sanitario Nazionale ha retto alla pandemia da Covid-19 ma, adesso che l’emergenza pare sotto controllo, le analisi effettuate da associazioni e istituzioni restituiscono l’immagine di un sistema in pesante affanno, con l’aumento vertiginoso dei tempi di attesa sia per le prestazioni ordinarie che per quelle legate alle esigenze dei malati cronici e della medicina d’urgenza: fino a 720 giorni per una mammografia (fonte Cittadinanzattiva 2022). Rilevato anche l’aumento della mortalità di alcune patologie, come per il tumore del colon retto (+12% nel 2020, Università di Bologna), in un contesto europeo che vede l’Italia agli ultimi posti per qualità della vita dei pazienti con una o più patologie e all’ottavo posto per bisogni insoddisfatti di visite mediche (EUROSTAT 2019). Secondo le rilevazioni OCSE, è in Italia il tasso più alto di pazienti con demenza senile, dato anch’esso in aumento (per il 2050, una persona su 25 sarà affetta da demenza).
In altri 78 Comuni a giugno si vota fuori dagli istituti scolastici.
Fondi ad hoc, trasparenza, procedure semplificate, condivisione delle buone pratiche ed incremento del voto elettronico: le proposte per proseguire in questa direzione
In 78 Comuni le prossime elezioni amministrative di giugno si svolgeranno per la prima volta fuori dalle scuole. Nel 2020 a spostare i seggi elettorali in sedi alternative agli istituti scolastici erano stati 471 Comuni. Nel 2021, invece, anche grazie al fondo di due milioni di euro - proposto dagli On. Giuseppe Brescia, Vittoria Casa e Lucia Azzolina, della Ministra dell’Interno Lamorgese e di ANCI) ed istituito con la legge n.69 di maggio scorso - 117 Comuni hanno fatto istanza per accedere ai fondi, con la possibilità di liberare più di 500 seggi, a beneficio di circa 30mila studenti.
Quasi due anni di attesa per una mammografia, circa un anno per una ecografia, una tac, o un intervento ortopedico. E a rinunciare alle cure nel corso del 2021 è stato più di un cittadino su dieci. Screening oncologici in ritardo in oltre la metà dei territori regionali e coperture in calo per i vaccini ordinari.
È il lascito della pandemia, una emergenza che ancora non abbiamo superato, come mostra il “Rapporto civico sulla salute. I diritti dei cittadini e il federalismo in sanità”, presentato oggi da Cittadinanzattiva.
Il Rapporto di quest’anno si presenta in una veste nuova e fornisce una fotografia della sanità vista dai cittadini, unendo due analisi: una afferente alle 13.748 segnalazioni giunte, nel corso del 2021, al servizio PiT Salute e alle 330 sezioni territoriali del Tribunale per i diritti del malato; l’altra finalizzata ad esaminare, da un punto di vista civico, il federalismo sanitario per descrivere i servizi regionali dal punto di vista della articolazione organizzativa, della capacità di amministrare e di fornire risposte ai cittadini in termini di servizi e assistenza sanitaria.
Il Parlamento non continui a ignorare le vite degli Italiani di fatto ma non per legge
L’ostruzionismo a cui stiamo assistendo in questi giorni sullo Ius Scholae è uno spettacolo indecoroso che gioca con la vita di centinaia di migliaia di cittadini italiani di fatto, ma non per legge.
L’Italia ha bisogno urgente di una riforma della legge 91/92 che regoli l’accesso alla cittadinanza per chi, straniero, è nato in Italia o vi è arrivato entro il dodicesimo anno di età. Tenere nell’incertezza del loro futuro migliaia di giovani danneggia loro stessi, ma anche tutto il paese. Comporta costi burocratici alti per gestire le pratiche di rinnovo dei permessi di soggiorno. Incrementa la fuga di migliaia di giovani, tutte quelle ragazze e quei ragazzi che crescono e si formano nelle scuole italiane e che, proprio a causa dell’incertezza sul loro futuro, preferiscono andare a lavorare all’estero dove, non solo a livello di trattamento professionale, ma anche per le leggi sulla cittadinanza, possono diventare a pieno titolo cittadini di quei Paesi in meno tempo e con meno ostacoli, contribuendone alla crescita.
Sono quattro le scuole che salgono sul podio del XVI Premio Buone Pratiche Vito Scafidi, promosso da Cittadinanzattiva all’interno della campagna nazionale Impararesicuri, che giunge quest’anno alla sua ventesima edizione, e consegnato oggi a Roma presso il Teatro Palladium. Si tratta degli Istituti comprensivi “Fratelli Bandiera” di Roma, del Sylos di Bitonto (BA), del Chiarelli di Martina Franca (TA) e dell’asilo nido “L’Astrolabio” di Prato. Altre cinque le scuole menzionate: la secondaria di I grado “P. Valussi” di Udine, l’Istituto di Istruzione Superiore “Rosina Salvo” di Trapani; l’Istituto Comprensivo “Don Lorenzo Milani” di Borgosatollo (Brescia); il Nido Albero azzurro di Roma; il Nido d’Infanzia Ranocchio di Prato. Il dettaglio dei progetti di questa edizione è disponibile nel Vademecum. Sul Canale Youtube sono online i video di presentazione dei progetti vincitori e menzionati.
Alle varie annualità del Premio Scafidi hanno concorso in totale 2.381 progetti. Un patrimonio di esperienze che spesso sono svolte nelle ore di educazione civica e che andrebbero messe a sistema, realizzando l’Albo delle nuove pratiche, come previsto dalla stessa legge istitutiva dell’educazione civica, la 92/2019, che prevede tra l’altro una valutazione sistematica, finora mancata, in termini di impatto e modalità, criteri e assi tematici.
“Il sistema di istruzione, come dimostrano i progetti presentati, continua a fare la sua parte, nonostante le difficoltà, credendo fermamente nel proprio ruolo educativo e riaffermando così la centralità della scuola per la crescita dei ragazzi e dell’intero Paese. In contraddizione con quanto dichiarato all’inizio del suo operato, il Governo prevede di tagliare la spesa all’istruzione, da qui al 2025, dal 4% al 3,5% del PIL, giustificandola con il calo demografico, quando ancora tanti, troppi sono i problemi irrisolti sui quali occorra investire, come le classi in sovrannumero, la costruzione o messa in sicurezza di edifici, mense e palestre che resteranno fuori dagli investimenti del PNRR, la lotta alla dispersione scolastica, la formazione dei docenti, solo per citarne alcuni”, dichiara Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale Scuola di Cittadinanzattiva che avanza alcune proposte.
Organizzazioni civiche e parti sociali non abbastanza coinvolte nella definizione delle priorità e nelle procedure di attuazione dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza (PNRR): ciò vale in generale come denunciato da tempo dal Comitato Economico e Sociale Europeo, e in particolare in tema di salute pubblica, come emerso dalla survey condotta dalla rete europea di Cittadinanzattiva, Active Citizenship Network, e presentata in occasione della XVI Edizione della Giornata Europea dei diritti del malato, svoltasi online il 20 e 21 Aprile 2022.
Nello specifico, interrogando 38 associazioni di pazienti e di tutela dei diritti di 18 Paesi, è emerso che nella maggior parte dei casi non vi è stato alcun loro coinvolgimento da parte delle istituzioni nella definizione delle priorità di sanità pubblica. La maggioranza ha risposto di non essere affatto coinvolta (35%) o di non essere stata informata di questi processi (22%), mentre il 35% ha risposto positivamente. Tuttavia, tra questi ultimi solo il 13% è stato coinvolto fin dall'inizio nei processi di consultazione, mentre l'11% lo è stato in misura molto limitata.
Indipendentemente da qualsiasi coinvolgimento formale da parte delle autorità, più della metà degli intervistati (55%) ha confermato che la propria associazione ha fornito raccomandazioni civiche alle istituzioni nella definizione delle priorità nel settore della sanità pubblica.
Ancora peggio sembra stia andando in fase di implementazione dei PNRR: un'ampia maggioranza degli intervistati (79%) ha dichiarato che la propria organizzazione non è stata formalmente coinvolta dalle istituzioni nell'attuazione del Piano del proprio Paese, mentre solo il 10% ha confermato il proprio coinvolgimento attraverso la partecipazione a dibattiti, consultazioni pubbliche e promozione di nuovi modelli sanitari.
Dopo il confronto con il Ministro Enrico Giovannini, avvenuto durante la Settimana Europea della Mobilità a settembre, le alunne e gli alunni del Progetto O.R.A. - Open Road Alliance hanno incontrato oggi i rappresentanti del Comune di Napoli. Sono 76 gli studenti romani coinvolti nel progetto di Fondazione Unipolis e Cittadinanzattiva che dopo un percorso formativo hanno scritto il primo Manifesto della mobilità sostenibile della scuola italiana, assieme ad altri 2.000 coetanei di tutto il Paese.
Presentato a Roma, Il Manifesto ha preso ora la via delle città metropolitane per la fase decisiva del progetto, quella in cui gli studenti incontrano le istituzioni locali per proporre le loro idee sui temi della mobilità; un momento di confronto con le amministrazioni in cui i giovani diventano ambasciatori della mobilità sostenibile nelle comunità in cui vivono.
All’incontro, svoltosi presso l’Istituto di Istruzione Superiore Leonardo Da Vinci, hanno partecipato Eugenio Patanè, Assessore alla Mobilità del Comune di Roma e Manuela Chioccia, Consigliera delegata alla Viabilità, Mobilità, Infrastrutture della Città metropolitana di Roma.
Oltre gli studenti dell’Istituto Leonardo Da Vinci hanno partecipato al progetto classi provenienti dal Liceo internazionale “Highlands Institute” e dall’ Istituto "Leon Battista Alberti".
Tra le idee presentate durante l’iniziativa; la proposta degli studenti di riqualificare delle aree urbane in ottica di sostenibilità in cui le infrastrutture e il trasporto pubblico locale rispondano alle esigenze dei cittadini. Una mappatura delle diverse forme di mobilità e delle nuove alternative ecosostenibili racconta la città che gli studenti vivono quotidianamente e dei cambiamenti che vorrebbero si realizzassero. Molto importante per le ragazze e i ragazzi di Roma il tema dell’accessibilità che è stato affrontato dal punto di vista delle opportunità e delle responsabilità individuali e collettive.
Si è celebrata lo scorso 7 aprile la 72esima Giornata Mondiale della Salute, la terza in epoca di pandemia. Pandemia da COVID-19 che, se da un lato ha generato una crisi economica e sociale senza precedenti, dall’altro ha riaffermato il valore della salute come elemento indispensabile per la crescita economica e sociale del nostro Paese, e ha evidenziato l’urgenza di aumentare gli investimenti in sanità e attuare una riforma dell’assistenza sanitaria sul territorio. La riforma della sanità del territorio e il DM71 delineano il nuovo modello di assistenza sanitaria di prossimità. All’interno del Distretto socio-sanitario, si trovano anche le Case di Comunità, come luogo fisico di prossimità attraverso il quale la comunità può entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria e sociosanitaria. Ma quali sono i bisogni prioritari e le aspettative dei cittadini in riferimento a tale riforma?
Secondo la survey “La sanità che vorrei”[1] realizzata nell’ambito dell’iniziativa Meridiano Sanità[2] in collaborazione con Cittadinanzattiva, la quasi totalità degli italiani (96,7% dei rispondenti) apprezza le Case della Comunità, soprattutto per la presenza, in un unico luogo, di più professionisti sanitari e per il coordinamento tra gli interventi sanitari e socio-sanitari (secondo il 65% e il 58% dei rispondenti). Se i più giovani apprezzano anche la disponibilità dei servizi 12 ore al giorno 7 giorni su 7, chi presenta delle multicronicità vede nella Casa di Comunità anche un luogo di semplificazione del percorso di cura. In aggiunta, in quanto primo punto di contatto tra la comunità e il sistema socio-sanitario, i cittadini valutano positivamente l’ampliamento delle attività in carico alle Case di Comunità nella direzione di maggiore attenzione alla promozione della salute, al supporto psicologico e al sostegno per la terza età e di garanzia della multidisciplinarietà della presa in carico e dell’integrazione con le altre strutture del SSN. Tra i pochi che mostrano alcune perplessità emerge la paura che numero e/o collocazione delle Case della Comunità non garantiscano un’effettiva prossimità dei servizi al cittadino; timore avvertito soprattutto in Lombardia, Veneto e Umbria e da chi risiede in zone rurali. Tra i più giovani, anche il timore che la concentrazione di molti servizi in un unico luogo possa generare lunghe attese nell’accesso.
Chi soffre di una patologia oncologica (parliamo di 3,6 milioni di persone con una diagnosi di tumore in Italia, pari al 6% della popolazione) può contare su un avvio abbastanza rapido delle terapie all’interno dei day hospital onco-ematologici ma spesso si scontra con percorsi lenti per la somministrazione della singola terapia all’interno delle strutture e attese fino a otto ore.
Ancora troppo limitato l’utilizzo di soluzioni digitali e l’informatizzazione per la gestione del paziente, così come poco sviluppato resta il raccordo tra ospedale e territorio. È questo il quadro che emerge dal Monitoraggio su 44 day hospital onco-ematologici, promosso da Cittadinanzattiva, insieme alle Raccomandazioni civiche per disegnare percorsi efficienti e migliorare la qualità della vita dei pazienti. I dati della indagine e le Raccomandazioni sono stati presentati oggi.
Circa il 33% in meno di prestazioni sanitarie erogate in regime intramoenia nel 2020 rispetto al 2019 e circa il 26% in meno nel canale istituzionale. È questa la riduzione in percentuale dei volumi di prestazioni erogate, certificata dal Report ALPI presentato oggi da AGENAS. Nello specifico nel 2019 le prestazioni erogate in libera professione intramoenia erano 4.765.345 e nel 2020 sono state 3.204.061, mentre nel canale istituzionale sono state 58.992.277 nel 2019 e 43.398.623 nel 2020.
“Dati che ci confermano, una volta di più, la necessità di recuperare quanto è stato sospeso a causa del covid e la necessità per i cittadini di tornare alle cure ordinarie. In particolare occorre accelerare da parte delle regioni l’approvazione dei Piani straordinari per il recupero delle prestazioni sospese a causa del covid, vigilare e rendere trasparenti i dati sull’andamento dei recuperi, sui modelli organizzativi adottati dalle regioni per garantire il ripristino delle prestazioni, sulle tempistiche previste e sull’utilizzo dei fondi stanziati”, dichiara Valeria Fava, responsabile coordinamento politiche della salute di Cittadinanzattiva, intervenuta oggi alla presentazione del Report, frutto delle rilevazioni effettuate secondo le “Linee Guida per il monitoraggio ex ante delle prestazioni prenotate in ALPI” predisposte da AGENAS in collaborazione con il Ministero della Salute, Cittadinanzattiva, Istituto Superiore di Sanità ed esperti delle Regioni e Province Autonome in materia di liste di attesa e ALPI.
Giornata mondiale dell’acqua: 460 euro la spesa media a famiglia nel 2021, in aumento in circa due capoluoghi di provincia su tre. Disservizi con le bollette idriche per un terzo dei cittadini.
I nuovi dati dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva
460€: questa la cifra spesa nel 2021 da una famiglia per la bolletta idrica, con un aumento del 2,6% rispetto al 2020. Frosinone resta in testa alla classifica dei capoluoghi di provincia più cari con una spesa media annuale di 847€, mentre Milano conquista la palma di capoluogo più economico con 162€, seguita da Trento con 163€. Gli incrementi più elevati si registrano a Savona, Matera e Potenza: per tutte e tre le città la variazione all’insù è del 13,5%.
Quasi un cittadino su quattro riferisce un’attesa superiore ai 30 giorni per accedere alle cure, dopo la diagnosi o sospetta diagnosi di tumore. Solo al 22% è stata prospettata la presa in carico tramite un PDTA oncologico. Oltre il 73% dei cittadini non è stato informato sulla possibilità di effettuare un test genomico e solo un 15% dichiara a oggi possibile il rimborso di questi test da parte del Servizio sanitario nazionale nella propria Regione. Dalla prescrizione all’esecuzione dei test (di espressione genica nel carcinoma della mammella, genomico con tecnologia Next Generation Sequencing e genomico con altra tecnologia) circa la metà degli intervistati afferma che occorrono meno di 15 giorni. A livello organizzativo, sono presenti programmi che permettono lo scambio di informazioni tra i diversi ospedali (oltre il 47% dei casi) e tra ospedali e strutture territoriali (circa il 45%). Il Report può essere scaricato a questo link
Questi sono alcuni dei dati che emergono dalla “Indagine Civica sul grado di diffusione e di accesso alla medicina personalizzata in oncologia” promossa da Cittadinanzattiva - partendo da un Tavolo di lavoro composto da associazioni, specialisti e istituzioni - con l’obiettivo di monitorare il grado di conoscenza, diffusione e accesso alla medicina personalizzata nel nostro Paese. L’indagine si è svolta nel periodo Settembre/Novembre 2021 e ha coinvolto – tramite un questionario articolato - 372 cittadini (di cui il 50% ha avuto una esperienza diretta o indiretta con una patologia tumorale), 51 Direzioni Generali di strutture sanitarie (tra Aziende Ospedaliere Universitarie, Presidi Ospedalieri e Aziende Ospedaliere) e 11 Assessorati regionali alla Salute (Piemonte, Toscana, Valle D’Aosta, Marche, Campania, Veneto, Sicilia, Molise, Umbria, Puglia e Sardegna).
To indicate the common commitments of institutions and citizens in the pursuit of the goal of global health defined by WHO as "[...] a fundamental human right, in which health and disease are considered the result of processes that are not only biological but also economic, social, political, cultural, and environmental, transcending and exceeding the perspectives, interests and possibilities of individual nations [...]". This is the intent of the Global Health Charter, promoted by Cittadinanzattiva, which is being launched in these weeks and will be presented by the end of 2022.
Indicare gli impegni comuni di istituzioni e cittadini nel perseguire l’obiettivo della salute globale definita dall’OMS come “[…] diritto umano fondamentale, nel quale salute e malattia sono considerate risultati di processi non solo biologici ma anche economici, sociali, politici, culturali e ambientali, trascendendo e superando le prospettive, gli interessi e le possibilità delle singole nazioni […]”. È questo l’intento della Carta della Salute globale, promossa da Cittadinanzattiva, che prende il via in queste settimane e sarà presentata entro la fine del 2022.
Il lavoro è partito da una indagine svolta da Cittadinanzattiva a livello nazionale ed europeo, grazie alla sua rete Active Citizenship Network, che ha coinvolto cittadini ed associazioni di 24 diversi Paesi per sondare il loro livello di consapevolezza e di percezione sul tema della salute globale e riuscire a delimitare un perimetro di macro ambiti per declinare la Carta nel modo più efficace possibile. Accesso alla salute per tutti i cittadini (76,7%), lotta alle disuguaglianze sociali (61,4%), benessere psicofisico (51,4%), equa distribuzione della ricchezza (36,5%), ricerca della sostenibilità (22%) sono i cinque temi che i cittadini dei Paesi europei indicano come prioritari per una strategia che garantisca la salute globale. Più della metà afferma che la pandemia ha cambiato in modo decisivo le priorità personali e il proprio modo di agire. Ritengono, inoltre, che il singolo abbia un peso decisivo sulla tutela dell’ambiente, mentre alle istituzioni attribuiscono un grande responsabilità nel garantire la prevenzione della salute psicofisica dei cittadini.