Il 19 giugno è stata approvata una Legge che potrebbe rivoluzionare la vita quotidiana dei cittadini italiani, mettendo a rischio gli assetti istituzionali del nostro Paese e consolidando le fratture e disuguaglianze esistenti. Questo è avvenuto senza alcun dibattito pubblico significativo, e con un coinvolgimento parlamentare minimo.
Il fatto che questa legge sia di natura procedurale – definendo solo le modalità attraverso le quali le regioni possono richiedere forme di autonomia differenziata – non ci rassicura affatto. La definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) e delle risorse necessarie avverrà solo successivamente, non preventivamente, come richiesto da più parti e in diverse occasioni. Se tutte le regioni decidessero di adottare forme di regionalismo asimmetrico estese, l'Italia come Stato unitario potrebbe cessare di esistere. E tutto questo avverrebbe senza alcuna partecipazione popolare. A tal proposito, avevamo inoltrato una richiesta di accesso agli atti del Comitato LEP alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ma la nostra richiesta è stata rigettata per motivi puramente formali, negando di fatto qualsiasi forma di partecipazione dei cittadini al dibattito su una riforma così cruciale per il futuro del Paese.
Nella primavera dello scorso anno, in linea con le previsioni del Pnrr, la riforma per l'assistenza agli anziani non autosufficienza era stata licenziata dal Parlamento, ma la rotta è stata invertita. Tre segnali negativi si sono succeduti nelle ultime settimane: il primo, legato all'assenza di risorse specifiche nella Legge di Bilancio, il secondo (decisivo), il decreto emanato qualche settimana fa che non contiene nulla di quanto la riforma prometteva nelle linee generali; il terzo, la mancata intesa delle Regioni che hanno protestato per la suddetta mancanza di risorse e per non essere state coinvolte nella costruzione del provvedimento.
“La partecipazione definisce la cittadinanza, dal momento che la partecipazione è motore attivo della comunità perché si fonda sull’uguaglianza nel prendere parte o […] nella logica del mettere in comune”. È quanto scrivono Giovanni Moro e Michele Sorice in “Partecipazione democratica. Dialogando di sogni e realtà” (Castelvecchi Editore, 2022), un epistolario con il quale i due autori riflettono sul tema della partecipazione, mettendo in comune conoscenze che si riferiscono sia alla ricerca scientifica sia alle pratiche di cittadinanza.
È quanto concretamente abbiamo sperimentato con Community PRO (Participation Resilience Organizing), un progetto di Cittadinanzattiva svoltosi su tutto il territorio nazionale, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Cari amici e care amiche, negli ultimi mesi Cittadinanzattiva ha lavorato per la creazione di una nuova campagna di comunicazione con l’obiettivo di promuovere le attività di tutela che svolgiamo quotidianamente e le adesioni al nostro movimento.
La sfida che abbiamo voluto intraprendere era quella di raggiungere il massimo impatto possibile. Il risultato di quest'impresa è la nostra nuova campagna "Contentətu", basata su un approccio provocatorio.
Il nostro obiettivo di partenza era chiaro: creare un interrogativo nella mente delle persone che vedono le nostre campagne pubblicitarie. Siamo fermamente convinti che questo stile provocatorio sia la scelta giusta per la creazione di una campagna di successo, capace di uscire dal mare magnum dei messaggi da cui siamo bombardati ogni giorno.
La sesta edizione di Didacta Italia ha fatto registrare una partecipazione record di visitatori, triplicati rispetto all’edizione 2022 anche con un forte ampliamento della community digitale, complice la pausa ed il rallentamento forzati determinati dall’emergenza Covid 19 nelle due annualità precedenti.
Migliaia i visitatori e i partecipanti fra docenti, dirigenti scolastici, operatori del settore scuola, studenti, giornalisti, influencer, blogger che hanno popolato gli stand (342 espositori) partecipando attivamente a seminari, workshop, convegni ed incontri (1.413 quelli programmati).
Un format di successo che risponde sia all’incessante domanda di aggiornamento e formazione degli attori del mondo della scuola ma anche alla necessità di innovare e/o rinverdire metodologie e strumenti vecchi e nuovi, di spaziare su vari temi ed interessi più aderenti all’attualità, di incontrare nuovi soggetti e di incontrarsi per scambiare esperienze, testimonianze, idee “di successo”.
"Proprio in questi giorni la giornalista Francesca Fagnani ha portato sul palco di Sanremo un bellissimo monologo scritto insieme ai ragazzi del carcere minorile di Nisida (NA): "Non tutte le parole sono uguali, per arrivare su questo palco ci sono parole che devono abbattere muri, pareti, grate e cancelli chiusi a tripla mandata", esordiva così la giornalista che ha portato all’attenzione degli spettatori un universo, quello penitenziario, che solo a singhiozzo catalizza l’attenzione pubblica. Lo fa quando esplodono emergenze, come, da ultimo, quella del numero elevatissimo dei suicidi, quando arrivano i pesanti richiami delle istituzioni europee per le condizioni di intollerabile sovraffollamento delle strutture, o se emergono episodi di efferata violenza sui detenuti consumati tra le mura, quando si promuovono battaglie estreme, combattute immolando il corpo e la vita, per la tutela dei diritti umani di chi è sottoposto al regime detentivo speciale del 41 bis.
Esiste, in quell’universo, un paradosso gravissimo che, pur consumandosi da anni, difficilmente assurge agli onori della cronaca: quello dei bambini reclusi. La presenza di bambini costretti a trascorrere i primi anni di vita negli istituti penitenziari assieme alle madri detenute è una contraddizione inaccettabile del nostro sistema; un paradosso finora irrisolto ed incredibilmente trascurato, sul quale negli ultimi anni come Cittadinanzattiva ci siamo impegnati, in sinergia con altre organizzazioni, per richiamare l’attenzione pubblica e delle istituzioni e per formulare e sollecitare l’adozione di soluzioni di sistema idonee a risolverlo definitamente".
Cosa sta succedendo al Servizio sanitario del nostro Paese? Siamo davvero vicini al crac per cui molti lanciano l’allarme in queste settimane durante le quali, mai come prima, si è ripreso a parlare di cure mancate, di persone che si affannano alla ricerca di un posto letto, di pronto soccorso affollati con pochi medici e attese che si allungano, di una spesa privata per curarsi che aumenta di pari passo con la povertà?
Come in una macchina del tempo sembra di essere tornati indietro di decenni fino ai primi anni ’80, quando molti ospedali italiani erano disorganizzati e poco sicuri e le persone ricoverate venivano spesso trattate come numeri; anni però pieni di fermento e di campagne per i diritti, anni in cui crebbe l’attivismo civico per la tutela delle persone malate e si diede vita - sulla scia dell'esperienza internazionale del Tribunale Russel - al nostro Tribunale per i diritti del malato. Perché quando una persona si ammala avviene un processo di spersonalizzazione, la persona si ritrova in un ruolo di quasi totale subordinazione e passività e diventa impossibile esercitare pienamente i propri diritti (da L’uomo negato, di G. Quaranta, 1984).
Gentile Sottosegretario, dopo aver ascoltato la sua intervista relativa alla gestione della pandemia e, soprattutto, all’efficacia del vaccino nel contrastarla, è rassicurante sapere, come lei stesso ha ammesso, che le sue parole sono state fraintese.
Come organizzazione di tutela del diritto alla salute, contiamo sul fatto che lei, in piena sintonia col Ministro della Salute, ricordi ai cittadini l’importanza del vaccino contro il Covid e lo faccia proprio in funzione del fatto che il Governo ha scelto di adottare una politica di allentamento dei vincoli sanitari previsti finora.
Che lei e tutte le istituzioni preposte sosteniate nella popolazione l’uso dei vaccini, diate messaggi chiari sulla loro efficacia e sicurezza, confortiate i cittadini esitanti che i vaccini a disposizione possono salvare loro la vita o, quantomeno, preservarla.
Che le vostre dichiarazioni non solo riconoscano l’efficacia della vaccinazione nel periodo del Covid, ma favoriscano l’applicazione dei Livelli essenziali di assistenza e, in particolare, promuovano l’adesione dei giovani al vaccino contro l’HPV, l’invito agli adulti a proteggersi dal Fuoco di Sant’Antonio, ai cronici dalle complicanze polmonari legate allo pneumococco, agli anziani a tenere lontana l’influenza come quando si è fatto un ricorso più massiccio alla vaccinazione antiinfluenzale.
La sentenza del Tribunale Civile riconosce” una corresponsabilità di alcune vittime per i crolli avvenuti in via Campo di Fossa a causa del terremoto della notte del 6 aprile 2009. "Immaginare di poter prefigurare una corresponsabilità di chi da settimane viveva una condizione di profondo stress, di fatto già emergenziale, appare non solo insensata ma priva del rispetto dovuto alle vittime, risucchiate nel buio di quella notte e ai loro parenti, che dal 6 aprile del 2009 hanno viste le proprie vite stravolte", così scrive Raniero Maggini nel blog di Cittadinanzattiva sull'Huffington post
Negli scorsi giorni, in un provvedimento avente a oggetto urgenti misure di razionalizzazione della spesa farmaceutica, la Regione Umbria ha messo nero su bianco misure e moniti che, per il modo in cui sono formulati e per la sostanza stessa, appaiono preoccupanti, alcuni probabilmente illegittimi, e, perciò, meritano molta attenzione. Altre Regioni potrebbero essere tentate di andare nella stessa direzione, per contenere la spesa farmaceutica, e giova allora ricordare alcuni diritti fondamentali, inclusi quelli rivendicabili per legge, per cui quanto scritto dalla Regione rappresenta senz’altro una cattiva pratica.
"Che la salute dei cittadini non sia stato tema di campagna elettorale è ormai un dato di realtà. All’indomani di una emergenza pandemica che ci ha stravolto le vite, si è trattato di una scelta priva di logica, se non che, come di consueto, sono stati privilegiati temi di più facile audience. Eppure la salute dei cittadini, ormai l’abbiamo imparato, andrebbe presidiata prima di ogni altra politica pubblica, in quanto pre-condizione per l’efficacia di ogni altro intervento. All’indomani delle elezioni, questo ci preme ricordarlo. E il Servizio sanitario nazionale, pubblico, equo, eguale, universale, proprio come previsto dalle leggi del nostro Paese, andrebbe sostenuto in qualunque modo appunto perché in grado di proteggere tutti i cittadini, e di attenuare le differenze fra di loro. Andrebbe sostenuto con un investimento significativo, che ripaghi almeno in parte di anni e anni di definanziamento, ricordando che spendiamo sulla salute poco, molto poco, meno di quanto potremmo permetterci anche considerando i nostri parametri economici.
Illustrissimo sig. Presidente,
ci rivolgiamo a Lei in quanto, come moltissime volte nel recente passato, figura di garanzia nel delicato momento che prepara la campagna elettorale per le Politiche del 25 settembre 2022; ma soprattutto poiché, Presidente, Lei non ha mai mancato di evidenziare il livello di fiducia e di aspettative che ripone nella partecipazione dei cittadini sia da singoli sia quali componenti di organizzazioni e di soggetti collettivi.
Ci rivolgiamo a Lei come singola organizzazione di attivismo, rivendicando l’idea di un impegno politico distinto dalle forme della democrazia rappresentativa e che ha nell’autonomia il suo tratto distintivo e riconosciuto in Costituzione; ma anche come componente di numerose reti, compagini, alleanze, coalizioni civiche - aggettivo questo di cui, come mondo, rivendichiamo la proprietà - caratterizzate dall’idea che solo l’unione faccia la forza e che gli obiettivi di interesse generale si perseguano superando logiche divisive e approcci autoreferenziali.
Per questo, rivolgendoci a Lei, abbiamo l’ambizione di parlare soprattutto di futuro della democrazia, di innovazione democratica: poiché uno dei modi per costruire il futuro è non mancare le occasioni del presente, specialmente se queste sono il frutto di nuove modalità e di forme mature e consapevoli di partecipazione e di rimozione degli ostacoli all’uguaglianza dei cittadini, proprio come recitato dalla Costituzione.
Ed è di quattro occasioni che rischiano di essere sprecate quello di cui vogliamo parlarle in questa lettera, per salvare il salvabile in alcuni casi o per evitare che alcuni obiettivi che sembravano molto vicini possano essere aggirati ed elusi. Sono obiettivi su questioni e temi diversi, sicuramente, ma tutti caratterizzati dal fatto di essere oggetto di proposte sistematiche, ampie, condivise da un novero quantitativamente e qualitativamente rilevante di soggetti civici, e di caratterizzarsi per un livello di definizione che non si limita a fare pressione per richiedere dei diritti, ma ha progettato misure e strumenti per renderli operativi ed esigibili. Sono tutte proposte, infine, che hanno incontrato attenzione da tutte, a volte, o da molte istituzioni e forze partitiche con cui ci siamo confrontati e abbiamo collaborato; eppure che rischiano di essere travolte dai diktat dell’audience o dell’ideologia, soprattutto in questo periodo di campagna elettorale.
Con una Delibera della Giunta regionale la Regione Toscana ha stabilito che nelle decisioni riguardanti presidi e dispositivi medici, sia previsto, in via esclusiva, il coinvolgimento di cosiddetti pazienti esperti, persone che, oltre a essere affette da una patologia, devono dimostrare di aver compiuto un percorso di formazione certificato. "Cosa è la competenza per le amministrazioni e cosa per i cittadini? Nel caso specifico delle amministrazioni toscane, evidentemente, l’essere in possesso di una certificazione tecnica attestante un percorso formativo portato a compimento. Ottima cosa, si intende, ma altra rispetto a quello che le organizzazioni intendono per competenza dei pazienti.
In attesa del passaggio in Senato, che ci auguriamo si compia rapidamente e senza intoppi, l’approvazione alla Camera dei Deputati della proposta di legge Siani in materia di tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori, rappresenta un primo risultato concreto ed importantissimo.
Un risultato che ripaga l’impegno profuso da Cittadinanzattiva negli ultimi anni e che risponde a molte delle nostre istanze rivolte a superare, in maniera definitiva, il problema della detenzione dei bambini nelle carceri.
La presenza di bambini, costretti a trascorrere i primi anni di vita negli istituti penitenziari assieme alle madri detenute, è un paradosso gravissimo del nostro sistema; un paradosso finora irrisolto ed incredibilmente trascurato, sul quale negli ultimi anni ci siamo impegnati, in sinergia con altre organizzazioni, per richiamare l’attenzione pubblica e delle istituzioni e per formulare e sollecitare l’adozione di soluzioni di sistema idonee a risolverlo definitamente. Ciò nella convinzione che la tutela della salute psicofisica dei bambini debba prevalere su ogni altra ragione o interesse pubblico e debba costituire il principale, se non l’unico, criterio guida per la costruzione di misure dedicate. E’ oramai dimostrato che i piccoli che crescono in carcere ricevano danni profondi sul piano dello sviluppo psicofisico, dai problemi nella deambulazione (visto che sono abituati a muoversi dentro spazi ristretti), a ritardi nella articolazione della parola, ad una serie di difficoltà nello sviluppo delle relazioni con gli altri, nella socializzazione, fino all’attaccamento morboso alla madre per poi subire il trauma ulteriore e profondissimo del distacco improvviso da essa, quando raggiungono i limiti di età previsti dalla legge.
Il 20 e 21 aprile si svolge la XVI Edizione della Giornata Europea dei diritti del malato - promossa dalla rete europea di Cittadinanzattiva, Active Citizenship Network - alla presenza di europarlamentari, rappresentanti della Commissione Europea e dell'OCSE, leader di associazioni di pazienti, operatori sanitari, esperti del settore e imprese. In particolare, il 20 Aprile molta attenzione è stata riservata alle opportunità e alle sfide delle nuove terapie avanzate, di cui si prevede un aumento notevole nel prossimo decennio: entro il 2030 potrebbero essere lanciate oltre 50 nuove terapie geniche e cellulari a livello globale, che riguarderebbero complessivamente circa 350.000 pazienti e 50.000 ogni anno. Uno scenario incoraggiante ma altrettanto sfidante, tenendo conto degli alti costi e del vincolo di bilancio pubblico cui devono sottostare diversi paesi dell'Unione Europea: aspetti che devono essere affrontati oggi per non arrivare impreparati domani. La XVI Giornata (che ha ricevuto un contributo incondizionato da Boehringer Ingelheim, Illumina, MSD, Teva, Viatris), offre anche l'occasione, nei lavori del 21 Aprile, per fare il punto sulla "Missione Salute" prevista dai Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza (PNRR): si parte inevitabilmente dall'Italia, Paese che in assoluto ha ricevuto le risorse più ingenti dal Next Generation EU, per allargare lo sguardo anche ad altre realtà.
Leggi l'intervento di Mariano Votta, responsabile politiche europeee di Cittadinanzattiva, sul blog dell'Huffington Post.
Leggi il comunicato stampa di chiusura dell'evento
"L’ambiente, come contesto naturale, sociale e lavorativo in cui si svolge la vita delle persone, va tutelato senza se e senza ma, ancor più adesso con ben due modifiche intervenute nella Costituzione (artt.9 e 41) che vanno in questa direzione. Del resto - ed è sempre la nostra Costituzione ad affermarlo - è attraverso azioni di salvaguardia del nostro habitat che è possibile garantire la tutela della salute, della sicurezza e della dignità umana. Ad essere tenuti alla salvaguardia, siamo tutti - Enti pubblici e privati, persone fisiche e giuridiche - mediante azioni informate alla prevenzione, precauzione, correzione, in primis alla fonte, dei danni causati all’ambiente e al principio del “chi inquina paga”. Ma tutto questo non sembra realizzarsi nei 42 Siti di Interesse Nazionale (SIN) del nostro Paese, all’interno o in prossimità dei quali vivono oltre 5 milioni di cittadini, come certificato dallo studio SENTIERI dell’Istituto Superiore di Sanità: parliamo di circa 170 mila ettari di suolo (con annessi sottosuolo e acque sotterranee), a cui si aggiungono 80 mila ettari circa di mare in attesa di bonifica, del ripristino di condizioni di salubrità ambientale e sanitaria. Si tratta di aree contaminate, sottoposte per anni e anni a forti pressioni ambientali, in conseguenza di attività umane inquinanti (industriali, per lo più) ed in cronica per quanto pericolosa attesa della riduzione/eliminazione delle cause di danno all’ambiente e degli effetti sullo stato di salute delle persone che ci vivono.
Uno dei 42 SIN è quello di Falconara Marittima". Leggi l'intervento di Monia Mancini, segretaria regionale di Cittadinanzattiva per il nostro blog sull'Huffington Post.
"C'è una grande sfida che come cittadini e territori non possiamo perdere e riguarda il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. E non solo per la irripetibile occasione di far arrivare risorse in un Paese con enormi necessità di manutenzione, ammodernamento e innovazione, ma anche perché il PNRR porta in dote con sé un metodo, quello della co-progettazione, rispetto al quale tuttavia le pubbliche amministrazioni rischiano di essere drammaticamente in ritardo, ma che anche i cittadini organizzati potrebbero non cogliere nella sua portata radicalmente innovativa".
Lo ha detto il professore e storico Augusto Ciuffetti in un lucido intervento del 21 febbraio scorso sulla rivista Civiltà Appennino: se il Piano dovesse servire solo a rispolverare vecchi progetti accantonati in qualche cassetto in attesa di tempi migliori, si disperderebbe la reale potenzialità di queste risorse.
"La fine della vita appartiene a ogni essere umano tanto quanto la vita, porta con sé i medesimi diritti alla dignità e alla autodeterminazione e in più aggiunge l’urgenza dell’ascolto dei desideri e delle volontà autentiche degli ultimi istanti. Succede invece che quando questo argomento si fa spazio, spesso in modo drammatico, nel dibattito pubblico chi prende la parola lo fa in modo ideologico, sulla base di appartenenze politiche o religiose, di posizioni più o meno laiche, di fedi più o meno assolute e finiscono per prevalere contrapposizioni che non portano a nulla.
Colpisce il modo in cui tutto questo avviene da anni ormai: quando il tema entra nella discussione pubblica, sembra che ci si allontani dalla domanda su di sé, sul proprio fine vita, sul diritto all’ascolto che ci si vorrebbe veder riconosciuto. E di fatto ancora oggi nessuno di noi ha un pieno diritto di scelta su di sé". Così si apre l'intervento di Francesca Moccia per il blog di Cittadinanzattiva sull'Huffington Post. In queste ore è in discussione alla Camera dei Deputati la legge Bazoli-Provenza sul fine vita, dopo la decisione della Corte Costituzionale che alcuni giorni fa ha dichiarato inammissibile il quesito referendario sull’omicidio del consenziente.
“È doveroso ascoltare la voce degli studenti che avvertono tutte le difficoltà del loro domani e cercano di esprimere esigenze, domande volte a superare squilibri e contraddizioni”, così il presidente Mattarella nel suo discorso di insediamento di poche settimane fa. Nonostante questo pressante invito, inadeguate e tardive sono state a oggi le risposte delle istituzioni di fronte alle proteste degli studenti che da settimane manifestano e tentano di far sentire la loro voce, all’interno delle scuole come nelle piazze, e che hanno promosso – a partire dall’Unione degli Studenti e con l’adesione di varie associazioni, compresa la nostra - gli Stati generali della Scuola. È indispensabile interrogarsi sulle ragioni profonde di queste proteste.
La Repubblica italiana “tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”, è questo il testo che entra nella nostra Costituzione, grazie all’approvazione definitiva da parte della Camera della proposta di legge che modifica in tal senso due articoli della Carta, il 9 e il 41. Cosa cambia e quali sono le buone notizie che questa novità porta con sè? E' un risultato importante perchè può avere un impatto non solo sulla tutela ambientale in senso stretto, ma anche sui modelli economici e sociali, sulla salvaguardia della salute, sul ripudio della guerra. E, non da ultimo, sul riconoscimento ancora una volta del ruolo dei cittadini attivi in tutti questi ambiti. Ecco il punto di vista di Adriano Paolella, responsabile Ambiente e Territorio di Cittadinanzattiva, in un commento pubblicato da Buone Notizie del Corriere della Sera e che qui vi riproponiamo integralmente.
Il 5 febbraio, la legge n. 91 che disciplina l’acquisto della cittadinanza italiana compie 30 anni.
Una legge che già 30 anni fa nasceva vecchia, perché rivolta al passato dell’Italia degli emigranti, scegliendo di privilegiare, tra i modi di acquisto della cittadinanza, il principio della discendenza (ius sanguinis) a discapito dei criteri legati alla nascita o alla stabile residenza nel paese.
Una legge priva di visione, perché incapace di leggere allora i segnali dei profondi cambiamenti sociali, demografici, economici e culturali di un paese destinato a diventare, nel giro di pochi anni, meta principale dei flussi migratori verso l’Europa.
Una legge che oggi è un vero e proprio anacronismo, perché totalmente scollata dalla realtà, perché tra le più rigide nel contesto europeo, perché discrimina centinaia di migliaia di “italiani di fatto”, privandoli dello status di cittadino, a cominciare dai minori nati e cresciuti in Italia, che sono oltre un milione.
Il prossimo inquilino del Quirinale dovrebbe, come prevede la Costituzione, favorire le persone che partecipano alla vita pubblica e si prendono cura dei beni comuni, delle persone fragili o affinché venga riconosciuto un diritto. Nelle forme che vanno oltre i partiti sempre più in crisi.
Intervista di Vaccines Today, in esclusiva per l’Italia per Cittadinanzattiva, al Commissario dell'UE per la Salute in merito alla diffusione del vaccino, alla disinformazione online, al ripristino dell'immunizzazione di routine e al ruolo dell'Europa nella vaccinazione del mondo.
Quello della giustizia penale è un tema estremamente complesso, che coinvolge i principi cardine dello stato di diritto, il perseguimento della legalità, le ragioni della pretesa punitiva statuale e le funzioni della pena, la sicurezza della collettività. E, dal punto di vista dei singoli cittadini, impatta sulle loro vite e il loro dolore, siano essi vittime o autori di reato. Un terreno contrassegnato dalla complicata ricerca di soluzioni di equilibrio, capaci di bilanciare i principi del giusto processo, le garanzie del sistema accusatorio, l’esigenza della ragionevole durata, la missione costituzionale della pena.
Difficile trovare traccia di tutto ciò nelle politiche penali prodotte negli ultimi decenni, ostaggio dell’eterno conflitto tra magistratura e classe politica. Politiche contrassegnate nel tempo dapprima dal “garantismo selettivo” dell’era delle “leggi ad personam”, generatrici di sacche di impunità per i reati dei cosiddetti colletti bianchi e della contestuale penalizzazione della devianza dei soggetti marginali; poi dall’uso - e l’abuso - simbolico del diritto penale, forgiato sulla retorica securitaria e sulla costruzione di spauracchi sociali, in primis con la criminalizzazione dell’immigrazione; fino al populismo penale degli ultimi anni, con la continua promessa di repressione come unica risposta efficace al contenimento ed alla prevenzione di ogni tipologia di crimine e devianza e della demagogia sulla certezza della pena intesa come certezza del carcere, all’origine delle modifiche introdotte sulla prescrizione dei reati con la cosiddetta “legge spazzacorrotti” e del Disegno di legge di riforma della giustizia penale promossa dal precedente Ministro Guardasigilli.
Nelle scorse settimane Giuliano Amato ha lanciato un appello al mondo del cosiddetto Terzo settore affinché, forte del “monopolio dell’interesse generale che esso detiene ormai praticamente in esclusiva”, aiuti la classe politica, i partiti insomma, a ritrovare se stessa.
Intervenendo nel dibattito avviato da Amato, Anna Lisa Mandorino, Segretaria generale di Cittadinanzattiva, spiega che non è più accettabile che le organizzazioni civiche debbano accontentarsi di essere palestre, luoghi di pre-politica, che allenano persone e idee consegnandole poi a chi ritiene di avere il "vero" monopolio della politica, cioè i partiti.
Leggi il commento pubblicato da Vita.it