Le organizzazioni della società civile insieme alle istituzioni europee per contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs): questo è il messaggio principale della nuova iniziativa politica che verrà lanciata al livello europeo il prossimo 16 febbraio 2021, in occasione della conferenza “Making sustainability an easy choice for EU citizens”.
Promosso da Cittadinanzattiva - attraverso la sua rete europea Active Citizenship Network (ACN) - dall’associazione europea dei consumatori “European Consumers Union” (ECU) e dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), sarà presentato ufficialmente il Gruppo Inter-Istituzionale “SDGs for well-being and consumers' protection”, al momento sostenuto da ottoeurodeputati, di diversi Paesi e gruppi politici. Alla conferenza parteciperanno anche rappresentanti della Commissione Europea e del Comitato Economico e Sociale Europeo, sottolineando l'interesse per l'iniziativa.
Il Gruppo Inter-Istituzionale nasce daldesiderio della società civile di contribuire agli SDGs e al Green New Deal, convinti che il protagonismo e l'empowerment dei cittadini e dei consumatori debba essere il pilastro della transizione verso un'Europa più inclusiva e sostenibile. Nel concreto, intende fornire il proprio contributo puntando a essere: un catalizzatore delle sensibilità provenienti da società civile, mondo delle imprese, ricerca, media, ecc. a livello nazionale ed europeo; un facilitatore nel dialogo tra le istituzioni europee e le parti interessate attive in settori specifici; un incubatore di buone pratiche, per facilitare il processo di scambio, contaminazione e diffusione delle migliori prassi utili nell’orientare in primis imprese e cittadini dell'UE verso scelte sempre più sostenibili.
La crisi di governo si è chiusa al Senato con 156 voti per il governo contro 140 degli oppositori di destra + 16 astenuti di Italia Viva. Se Renzi avesse deciso di votare contro non ci sarebbe stato “pareggio” 156/156, ma presumibilmente – come risultava da non poche “voci di corridoio” – il governo avrebbe raggiunto la maggioranza assoluta oltre i 161 voti di fiducia e il gruppo di Italia Viva, spaccato e con un leader tanto avventuroso quanto perdente, sarebbe finito definitivamente fuori scena.
Il duro conto dei rapporti di forza in parlamento può favorire riflessioni di tipo politico per l’immediato: ad es. che Renzi è stato abbastanza abile da fermarsi un passo prima della rovina sua e di IV, e magari che così conserverà un potere di condizionamento del governo in commissione e provvedimento per provvedimento. Ma è facile pensare anche che tra le sue file ora serpeggino diversi sentimenti rispetto al “capo”: pronto a giocarsi anche le prospettive personali di ciascuno di loro, con disegni politici arrembanti e scriteriati, sordo agli orientamenti popolari, e senza capire quanto nella pandemia sia diffuso un bisogno di affidarsi a guide di buon senso, a persone equilibrate e eque.
Invisibili, dimenticate dalla storia e vittime dell’effetto Matilda; specialmente in passato, la visibilità delle scienziate è stata spesso il riflesso delle disparità presenti nel mondo scientifico.
Attualmente, qualcosa sta cambiando ma, se da un lato appare chiara l’importanza di far conoscere questo universo troppo a lungo ignorato, dall’altro il modo in cui le scienziate sono presentate nei media è sempre più motivo di dibattito. Insomma, “accendere i riflettori” sulle protagoniste del progresso scientifico è sufficiente o è arrivato il momento di interrogarci anche su come queste dovrebbero essere rappresentate?
Per affrontare la pandemia che da mesi ha investito tutto il mondo serve “anche” trasparenza sui dati, sanitari e non solo. Si parla dell’importanza della trasparenza e del “governo aperto” (open government) oramai da anni e sono tante le attività che hanno coinvolto la Pubblica amministrazione italiana e la società civile, in questo senso. Cittadinanzattiva è da sempre in prima linea per promuovere iniziative volte alla diffusioni di dati ed informazioni detenute dalla pubblica amministrazione, sia essa di livello centrale o locale, affinché siano messi a disposizioni di coloro che dovrebbero essere i primi soggetti destinatari di quelle informazioni: i cittadini. Durante l’emergenza ci saremmo aspettati una maggiore trasparenza e accessibilità ai dati, invece questo non è accaduto, anzi, nella prima fase dell’emergenza, il decreto “Cura Italia” ha sospeso fino al 15 aprile inizialmente e con altro decreto fino al 15 maggio, l’accesso a informazioni riferite a procedimenti amministrativi.
La gestione trasparente dei dati durante la pandemia non è un tema poco rilevante, anzi, comunicare i dati in modo trasparente e corretto è stato uno dei punti di forza in alcuni paesi, ad esempio la Nuova Zelanda ha reso disponibili, fin dall’inizio della pandemia, i dati disaggregati sui tamponi resi anonimi, in questo modo le associazioni e i cittadini hanno potuto analizzarli e hanno fornito proposte e suggerimenti su come utilizzarli al meglio. L’Italia e l’Unione Europea, invece, non hanno brillato per “apertura “e “condivisione” dei dati.
Il Tribunale per i diritti del Malato di Cittadinanzattiva è stato nominato nel board di osservazione, insieme a Comune di Bologna e Ragione Emilia Romagna, della procedura di Audit sulle Case Residenza Anziani dell'Asp Città di Bologna. E’ un giusto passo che l’Asp fa per comprendere quali siano stati i punti di debolezza che hanno minato la sicurezza delle strutture, e per ovviare alle eventuali criticità che potrebbero essere evidenziate dall’Audit. Ed è importante per noi esserci perché durante i momenti peggiori in cui la pandemia dilagava siamo stati vigili sulle problematiche legate alle CRA, abbiamo osservato, abbiamo ascoltato le voci delle persone coinvolte, dagli operatori ai familiari degli ospiti.
di Alessio Terzi
segretario regionale di Cittadinanzattiva Piemonte
Cittadinanzattiva ha condotto, con il contributo di cento stakeholder, una consultazione sulle forme di partecipazione che ha generato la Matrice per la qualità delle pratiche partecipative in sanità. Nel 2019 sono stati attivati due percorsi regionali (Sicilia e Piemonte) volti a sostenere la progettazione e l’attivazione di percorsi di coinvolgimento della cittadinanza attiva e delle comunità locali. E’ stato individuato un ampio target di stakeholder (associazioni, professionisti, enti locali, ricercatori, dirigenti delle aziende sanitarie) ed è stato selezionato un gruppo di lavoro operativo. Il gruppo ha rilevato una sostanziale omogeneità fra la Matrice e le esperienze internazionali di person centered care in merito all’empowerment dei cittadini e delle comunità locali individuando tre livelli di coinvolgimento: la programmazione dei servizi sanitari; l’organizzazione degli ospedali e dei servizi sanitari territoriali; la realizzazione concreta dei percorsi terapeutici e assistenziali.
Il confronto con l’emergenza del Covid 19 è stato ineludibile: in seguito a un intervento della segreteria regionale, la task force incaricata di rivedere l’assetto dei servizi territoriali ha chiesto a Cittadinanzattiva un contributo sul coinvolgimento dei cittadini.
Martedì 16 giugno è stato presentato alla Ministra per la Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone il documento programmatico per avviare la riforma della legge 150/00 che disciplina le attività d’informazione e comunicazione delle PA.
Il documento programmatico è stato elaborato da un gruppo di lavoro, promosso presso il Ministero PA e incardinato nel 4° Piano OGP Italia 2019-2021, Azione 6 “Cultura dell’Amministrazione Aperta”.
Al gruppo di lavoro per la riforma della legge 150/00 sulle attività d’informazione e comunicazione delle amministrazioni pubbliche hanno partecipato le associazioni civiche che da anni partecipano all’Open Government Partenership Forum, l’iniziativa internazionale che mira ad ottenere impegni concreti dei Governi di tutto il mondo per la trasparenza, il sostegno alla partecipazione civica, la lotta alla corruzione dentro e fuori le Pubbliche Amministrazioni.
Il contrasto alle disuguaglianze - da sempre terreno privilegiato di impegno civico per Cittadinanzattiva - sembra essere il principio ispiratore del pilastro europeo dei diritti sociali. Da qui l’adesione convinta di Cittadinanzattiva all’invito ufficiale rivoltoci ad inizio 2020 da parte dalla Direzione generale per l'Occupazione, gli affari sociali e l'inclusione della Commissione Europea, per collaborare a diffondere i contenuti di cui si compone il pilastro europeo dei diritti sociali, dopo che la stessa Commissione già dal 2017 aveva individuato in Cittadinanzattiva uno stakeholder rilevante nei suoi incontri preliminari che si sono svolti nei vari paesi.
"Quanto sta accadendo da ormai molte settimane e la necessità combattere e convivere con un nemico invisibile come il coronavirus ci stanno facendo scoprire o riscoprire l’importanza del servizio sanitario nazionale non solo come elemento di coesione sociale e di sviluppo ma anche di sicurezza. Oltre questo però stanno emergendo alcuni elementi, forse per alcuni scomode verità, utili non solo per gestire al meglio questa situazione ma per ripartire in modo completamente diverso quando la situazione di emergenza sanitaria sarà stata messa “in sicurezza”.
Mentre la riforma del Terzo settore compie il suo percorso a passi tardi e lenti, costringendo nel frattempo i potenziali enti di terzo settore a rincorrere la sua logica regolamentare ed elencatoria, in tempi brevissimi maturano piccole, ma straordinarie rivoluzioni.
Nei giorni scorsi, la Corte Costituzionale ha reso pubblico in una nota, di cui è prevista a breve la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, che “qualsiasi formazione sociale senza scopo di lucro e qualunque soggetto istituzionale, se portatori di interessi collettivi o diffusi attinenti alla questione in discussione, potranno presentare brevi opinioni scritte per offrire alla Corte elementi utili alla conoscenza e alla valutazione del caso sottoposto al suo giudizio”. L’intenzione della Corte rappresenta una rivoluzione non tanto, o non soltanto, perché apre un mondo finora chiuso alla partecipazione della cosiddetta società civile - la qual cosa è piuttosto di moda, anche se troppo spesso ridotta a concessione o esercizio di forma - ma perché si apre alla “cittadinanza attiva” perimetrandola, come è nell’articolo 118 ultimo comma della Costituzione, in quelle formazioni capaci di portare (e non di rappresentare) l’interesse generale e capaci di offrire un contributo rilevante, cioè attinente alla questione in discussione, a prescindere da ogni steccato definitorio e da ogni connotazione giuridica. Non perché si risulta in un registro dunque, o perché si svolgono attività che pertengono a certi ambiti tematici invece che ad altri, o perché si hanno numeri o elenchi di soci, ma “unicamente” perché si è in grado di portare e di offrire interessi collettivi, diffusi e utili.
L'informazione attraversa in tutto il mondo una condizione drammatica ed esaltante allo stesso tempo: esaltante, per la moltiplicazione di contenuti informativi, di soggetti che li forniscono e divulgano, e di mezzi tecnologici per crearli, diffonderli ed accedervi; drammatica, per la crisi dei tradizionali modelli editoriali, dall'informazione cartacea a quella radiotelevisiva. Purtroppo si tende ad affrontare il tema solo da un lato o dall'altro della questione, con divergenze e contrapposizioni: i giornalisti professionisti rivendicano che preparazione, formazione continua, deontologia, tutela del trattamento economico, garantiscono una qualità dell'informazione contro disinformazione, fake news e hate speech; chi invece opera fuori dal contesto giornalistico ufficiale, cerca un riconoscimento per proporre come informazione, e controinformazione, notizie, argomenti, opinioni indipendenti. I primi si chiudono in un atteggiamento difensivo, a volte anche corporativo, e i secondi alimentano sentimenti di sfiducia nella credibilità della stampa, vista come casta.
La Camera dei Deputati ha appena approvato in via definitiva il disegno di legge sulla corruzione, ribattezzato “spazza-corrotti” dai suoi promotori, ma al di là della roboante definizione, una delle misure più significative introdotte riguarda tutt’alta materia, ossia l’istituto della prescrizione dei reati.
Si tratta dell’ennesimo pericoloso provvedimento bandiera, esibito dal Ministro Bonafede come una soluzioneche renderebbe finalmente giustizia alle vittime dei reati, ma che in realtà non tutela proprio nessuno, risolvendosi in una gratuita diminuzione delle garanzie dell’imputato e rischiandoparadossalmente di allungare in misura ulteriore i tempi dei processi penali.
Secondo le nuove disposizioni, che entreranno in vigore nel 2020 simultaneamente all’approvazione di una annunciata riforma del processo penale ancora tutta da costruire, i termini di prescrizione del reato restano sospesi dopo la sentenza di primo grado, anche in caso di assoluzione. Il dannoè duplice: si destinano indagati ed imputati a rimanere per anni sotto la spada di Damocle di un processo penale dalla durata indefinita, si elimina un fondamentale incentivo per i magistrati alla definizione dei processi in tempi certi.
Bruciano i rifiuti, e con loro la nostra speranza di cambiamento verso un ambiente più rispettato, un’aria più salubre, una presa di coscienza della necessità di cambiare modelli di consumo, di imballaggio e di raccolta e differenziazione dei rifiuti urbani. E’ il pensiero che a molti di noi è balenato in questi giorni, dopo le recenti dichiarazioni di esponenti autorevoli del Governo della necessità di investire su questa prospettiva di “incendio” dei rifiuti. Prospettiva, fortunatamente mi permetto di dire, al momento oscurata da una valanga di reazioni negative sia sulle piattaforme social che da una alzata di scudi politica.
Occorre anzitutto fare un piccolo passo indietro, cercando di spiegare con semplicità cosa siano termovalorizzatori e inceneritori, partendo da questi ultimi. Gli inceneritori, considerati oramai una tecnologia vetusta, sono luoghi in cui si bruciano i rifiuti indifferenziati a alta temperatura, la cui combustione immette nell’aria enormi quantità di inquinanti nocivi (diossine, furani, pm10, pm2.5, particolato ultrafine), e residui altamente inquinanti la (ceneri e polveri) la cui gestione chiede ulteriori spese perché se dispersi rappresenterebbero una vera e propria bomba ambientale. L'incenerimento dei rifiuti produce scorie solide pari circa al 10-12% in volume e 15-20% in peso dei rifiuti introdotti, e in più ceneri per il 5%. Con enormi costi in termini di gestione in discariche specializzate.
Una donna in coma, colpita da ictus, tubi e sondini che le entrano in ogni parte del corpo, immobile, indifesa, totalmente incapace di chiedere aiuto o di lamentarsi; totalmente nelle mani di un sistema sanitario chiamato a difenderla, ad occuparsi della sua salute, del suo benessere, della sua dignità di essere umano. La immaginiamo sola, senza una rete familiare in grado di accudirla, una migrante che non ha nessuno che possa starle accanto, se non il personale sanitario della struttura in cui è ricoverata.
Le immagini che osserviamo sono però agghiaccianti. Questo corpo immobile, disteso su un fianco, inerte alle sollecitazioni esterne, completamente ricoperto di formiche che banchettano con la sua carne, che si muovono tra gli spazi del letto. Non un lamento, impossibile vista la condizione, non un aiuto esterno. Il totale abbandono. Forse essendo in coma qualcuno ha pensato che non meritasse un gesto umano, il calore di una carezza, il suono di una voce.
Domenica 11 novembre si vota a Roma per il referendum su ATAC promosso dai Radicali. Ben pochi lo sanno, anche perché pare che il silenzio politico attorno allo stesso non sia casuale.
Il nostro invito, e sotto vi spieghiamo perché, è invece quello di informarsi e di andare a votare.
Partiamo da alcune considerazioni e da una realtà che è sotto gli occhi di tutti.
ATAC è in crisi, è un'azienda che ha un debito di 1.300 milioni di Euro; è passata da 123 milioni di km di corse fatte nei primi anni 2000 agli 86 di questo anno.
I romani la giudicano giustamente un'azienda "fallita", inefficiente e senza speranze di rinascita.
Il TPL delle periferie è gestito da diverso tempo da soggetti privati ma il servizio anche lì non brilla. Anzi.
Anche l'ultimo report dell'Agenzia per la Qualità dei servizi rimarca le deficienze e carenze di ATAC.
Ritardi, corse saltate, bus rotti, scarsa manutenzione, autobus che vanno a fuoco...insomma un disastro.
Inoltre a dicembre i creditori di ATAC decideranno se aderire o meno al concordato attivato dal Comune di Roma per recuperare i crediti vantati dall’azienda dei trasporti. Ricordiamo che il concordato è un accordo per rientrare da una situazione debitoria e che se questo dovesse saltare ATAC dovrebbe chiudere per fallimento. Inoltre il Comune di Roma creditore di ATAC per 484.748.000,00 dovrà mettere a Bilancio tale somma e il suo effettivo recupero potrà avvenire o con maggiori tasse sui cittadini o con il conferimento di risorse aggiuntive da Stato e/o Regione.
Sono passati oltre dieci anni dal primo numero di questa newsletter elettronica. Oggi infatti festeggiamo il numero 500. Un traguardo importante, a cui siamo giunti in primis grazie alla attenzione con cui tutti voi, lettori e protagonisti delle nostre notizie, ci seguite, commentate o criticate. Un pubblico (oltre 36000 abbonati) di cui noi tutti andiamo particolarmente fieri. E particolarmente significativo anche perché cade nell’anno in cui celebreremo i 40 anni di attività della nostra organizzazione.
In questi anni abbiamo cercato costantemente di interrogarci sulla nostra capacità di fornire informazioni utili, da fonti verificate, e che andassero oltre le priorità dei media più noti e generalisti; non solo analisi critiche, ma notizie che potessero fornire spunti di miglioramento, esempi di azioni che i cittadini mettono in essere modificando la realtà, e spesso nel silenzio delle narrazioni mediatiche.
Come Cittadinanzattiva siamo rimasti amareggiati e delusi come tanti alla notizia dell’intervento della Magistratura sul Centro Polivalente Norcia 4.0 realizzato a Norcia dall’architetto Stefano Boeri in seguito alla raccolta fondi “Un aiuto subito” promossa da La 7 e dal Corriere della Sera
Amareggiati e delusi perché togliere alla popolazione di Norcia una struttura polivalente utilizzata per le tante funzioni della fase post emergenziale ha un po’ il sapore di una beffa: “piove sempre sul bagnato” o “chi è già abituato a soffrire, può continuare a farlo”.
La nostra organizzazione è rispettosa delle prerogative e del ruolo della Magistratura e mai si permetterebbe di pronunciare frasi minacciose come se ne sono anche sentite in questi giorni nei confronti degli inquirenti del Tribunale di Spoleto: certo però che se l’assunto di partenza , come anche nel caso del Centro polivalente di Ancarano, è che una struttura siffatta non svolge funzioni essenziali nella fase post sisma , allora sono proprio i presupposti che debbono essere chiariti.
Quanto vorremmo che nelle nostre città si vivesse bene, sia negli spazi pubblici che privati, si respirasse aria pulita e si mangiasse cibo sano. Quanto vorremmo che funzionassero meglio i trasporti pubblici, che i livelli di inquinamento fossero ridotti, che si potesse fare sport all’aria aperta, che ogni bambino imparasse a scuola a prendersi cura di sé. E quanto tutto questo si tradurrebbe in salute e benessere nelle nostre città!
Invece il grande flusso di persone verso le aree urbane negli ultimi decenni ha determinato dei cambiamenti sostanziali dello stile di vita, sempre più sedentario, caratterizzato da alimentazione non corretta e poca pratica sportiva, fattori che stanno portando a sviluppare patologie come obesità e diabete, soprattutto nelle fasce deboli della popolazione e nelle periferie delle grandi città, dove maggiore è il degrado e la povertà.
Il 14 e 15 gennaio del 1978, alla Domus Pacis di Roma, con la costituzione del Comitato promotore, nasce il Movimento federativo democratico. Il 1978 è stato per tanti versi un anno fondamentale per il nostro paese, un anno bellissimo e drammatico. In quel contesto una trentina di gruppi di giovani cattolici, d'ispirazione democratica, desiderosi di sperimentare nuove forme di azione politica per il cittadino, fondano il Movimento che nel 2000 cambia nome in Cittadinanzattiva. Sono stati quaranta anni di battaglie per rendere questo paese sempre più a misura di cittadino, un paese dove le persone non si sentissero "ospiti ma padroni di casa", un paese in cui i diritti fossero tutelati e promossi, dove la partecipazione civica fosse uno degli strumenti per valutare la qualità della democrazia. Tante battaglie sono state vinte, altre non ancora.
É in discussione in Parlamento la Legge di Bilancio che deve essere approvata prima di fine anno. Cittadinanzattiva intende sensibilizzare i parlamentari circa il problema dei risparmiatori traditi per la cattiva gestione delle due banche venete: Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca.
Sta emergendo sempre più chiaramente quanto anche da noi denunciato relativamente alla dolosa assenza di controlli da parte degli organismi preposti a vigilare, la Banca d’Italia e la Consob.
Le due agenzie preposte rispettivamente alla stabilità bancaria ed alla vigilanza sui prodotti e sul loro collocamento si stanno vergognosamente rimpallando le responsabilità consapevoli, ormai, che l’opinione pubblica non è più disposta ad accettare tesi mistificatorie e tattiche dilatorie.
Cittadinanzattiva chiede che vengano discussi ed approvati quegli emendamenti alle Legge di Bilancio volti a costituire un fondo di risarcimento per assicurare il doveroso ristoro ai risparmiatori vittime delle banche venete.
Ho appena cambiato la mia immagine del profilo e così faranno nelle prossime ore tutti gli amici di Cittadinanzattiva.
Sosteniamo senza nessun dubbio, senza nessun distinguo, la legge sulla cittadinanza perché è necessario, giusto, ovvio riconoscere la cittadinanza a chi cittadino lo è già nella vita di tutti i giorni. È nato qui, vive, lavora, gioca, litiga, ama, fa la fila all’ufficio postale, fa il tifo per la nazionale o nella metro a Roma parla dell’addio di Totti al calcio giocato come una tragedia
È una legge che arriva tardi e proprio per questo non possiamo più perdere tempo.
Tra pochi giorni a L’Aquila, dal 6 al 9 luglio, si terrà la seconda edizione del Festival della Partecipazione. La prima edizione è stata una scommessa che partiva dalla convinzione delle tre organizzazioni promotrici - ActionAid, Cittadinanzattiva e Slow Food Italia - della necessità di uno spazio pubblico, aperto e “senza rete”, dove parlare di un tema come la partecipazione che ha a che fare non solo con il presente ma soprattutto con il futuro delle nostre comunità.
La partecipazione non è una concessione o un “premio” ma un modo di vedere la politica, una modalità di governo e non riguarda solo gli amministratori pubblici ai vari livelli ma tutti coloro i quali hanno o ambiscono ad avere un ruolo pubblico, tutti coloro i quali si vogliono impegnare, mettendo a disposizione la propria esperienza e le proprie competenze per cambiare le cose.
“C’è una lunga striscia di terra che attraversa l’Italia e che la divide in due. Lunga circa 1300 km. Si chiama Appennino. Parte dalla Liguria e arriva fino al massiccio dell’Aspromonte in Calabria per poi proseguire in Sicilia.” Mentre mia figlia, 4° elementare, mi ripete geografia guardo con lei la cartina del nostro paese. E penso a quanti terremoti ci sono stati nella nostra storia proprio in questi territori. E quanti morti ci sono stati, quante sofferenze, quante storie di persone che hanno perso tutto in un attimo.
In questi mesi l’Italia Centrale ha subito uno sconvolgimento pari, e non credo di esagerare, ai tempi della Seconda Guerra Mondiale.
Intere città e paesi che sono state evacuate e/o portate verso luoghi ritenuti più sicuri, continui controlli sulla sicurezza degli edifici che ogni volta che arriva un terremoto i controlli devono ricominciare da capo, vita quotidiana resettata per una dimensione quasi onirica del futuro.
Dal 24 agosto 2016 al 24 gennaio 2017, dati INGV, oltre 49.000 scosse sono state registrate nell’Italia centrale.
Una ininterrotta sequenza sismica che ha interessato la popolazione di 4 Regioni e precisamente un territorio, quello dell’Appennino centrale, tra Abruzzo, Marche, Lazio ed Umbria, di ampie dimensioni e che ha generato, a sua volta, un esteso cratere sismico, nel quale, per quanto riguarda la Regione Marche, sono state ricomprese ben 4 Province (su un totale di 5) e precisamente quella di Ancona, Macerata, Fermo ed Ascoli Piceno e quindi ben 87 Comuni marchigiani su un totale di 130 Comuni del cosiddetto cratere sismico.
Dati, quelli appena sopra citati, capaci, già in quanto tali, di dimostrare tutta la drammaticità di questo terremoto o meglio dei terremoti che ci sono stati e che hanno portato morte, distruzione e disperazione, mettendo a dura prova la forza ed il coraggio innato della gente dell’Appennino centrale e dei nostri concittadini marchigiani.
18/01/2017 Il Centro Italia trema ancora
Facebook mi chiede "a cosa stai pensando?" Penso che dopo quello che ho visto e sentito oggi sto male, per la rabbia, il dolore, il senso di drammatica impotenza che mi ha preso dopo le scosse di terremoto di oggi, la neve, il senso di abbandono delle persone, la difficoltà degli amministratori locali e il pensiero che, cazzo, la neve per quanto tanta non è una piaga d'Egitto ma è neve...possibile che non potessimo immaginare che in zone così bastonate come quelle terremotate non potesse capitare quello che sta capitando in queste ore, maledizione?
I miei amici di Cittadinanzattiva di Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo sono in prima fila, anche in queste ore, per aiutare chi ne ha bisogno. Grazie a tutti loro ma mentre scrivo penso ad un whatsapp che ho appena letto di Monia Mancini segretario regionale di Cittadinanzattiva Marche che dice "siamo al 25 agosto" il fatto solo che lo pensi e che lo pensino le persone che in queste ore combattono tra neve e disperazione è la misura di come siamo messi.