Mercoledì 13 aprile, la Camera dei deputati con l’approvazione della legge Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell’articolo 111 della Costituzione e dell’articolo 6 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali ha deciso chi potrà godere del diritto alla giustizia e chi no. Il testo, emendato dalla Commissione Giustizia della stessa Camera, tornerà in Senato per l’approvazione definitiva. Sembra una commedia dell’assurdo ma, invece, è proprio quello che accade in Italia. Il Governo e la sua maggioranza parlamentare hanno scelto di manomettere la Costituzione Italiana laddove afferma e garantisce l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.
Qualche settimana fa, dalle frequenze di Radio 24, senza equivoci, chiara come quella del bambino sui vestiti dell’imperatore, la voce di Massimo Cacciari, illuminato intellettuale di sinistra già sindaco di Venezia, si è levata ad indicarci il vero male da cui è affetta l’Italia: i suoi cittadini, la società civile.
Aldo Grasso, famoso critico televisivo, dalle pagine di Sette il magazine del Corriere della Sera, non ha mancato di congratularsi con la “verità quasi commovente” che l’illustre filosofo ha finalmente avuto il coraggio di dire, di urlare, anzi, come una liberazione.
E meno male che ogni tanto parlano i numeri. Freddi, assoluti, eppure in grado di fotografare le cose meglio di mille parole, o di talkshow resi inutili dal continuo ricorso alle urla, ogni qualvolta un interlocutore voglia esporre una idea diversa da quella appena ascoltata.In questo caso, parliamo dei dati diffusi lunedì 28 marzo dal nostro Istituto nazionale di statistica sull'andamento del risparmio delle famiglie italiane: riescono a mettere da parte il 60% in meno rispetto a venti anni fa, cioè (in valori attualizzati), erano 4000 euro nel 1990, oggi sono 1700.
Oltre alla consuete domande che le vengono sottoposte normalmente e non avendo la possibilità di rivolgergliele direttamente, le vorremmo sottoporre alcune questioni estremamente concrete ma ancora irrisolte.
Aule sovraffollate sì, aule sovraffollate no?
Lo scorso 4ottobre ha dichiarato che il fenomeno delle classi sovraffollate sarebbe di “modeste dimensioni” in quanto rappresenterebbe solo lo 0,4% del totale delle classi e che quelle sovradimensionate, ovvero con 30 o più alunni, riguarderebbe soprattutto le scuole secondarie di secondo grado. Ammesso e non concesso che sia così (perché i dati sono quelli resi noti dal Ministero e non c’è modo di verificarne la loro attendibilità) il Ministro sa che lo 0,4% delle classi corrisponde a 1.500 classi per un totale di 45.000 studenti circa?
Quanti pensieri e quanto sgomento nel seguire le vicende giapponesi! Il paese più attrezzato del mondo per fare fronte ai rischi si trova in una situazione disastrosa, che sarebbe stata ancora più grave senza, appunto, questa attenzione, ma che registra così tanti morti, tanta distruzione e un rischio enorme quale quello nucleare.
Non vorrei soffermarmi su quest’ultimo rischio, quello che fa più paura, che tocca un popolo che sapeva bene di che cosa stiamo parlando per esserci già passato.
Perché se siamo capaci di intendere e di volere abbiamo il diritto di esprimere la nostra volontà su un trattamento medico e se non lo siamo più abbiamo, invece, un diritto a metà? Sia perché il medico non è obbligato a rispettare la nostra volontà, anche se messa per iscritto in una Dichiarazione Anticipata di Trattamento, sia perché sui trattamenti come idratazione e nutrizione artificiale non abbiamo diritto di parola.
A due anni esatti dal dibattito promosso da Cittadinanzattiva sul testamento biologico abbiamo ottenuto un Disegno di Legge contraddittorio, che non piace nemmeno ai sostenitori della vita ad ogni costo.
Ormai lo sappiamo. La corruzione e le frodi dilagano in Italia. Lo conferma la relazione della Corte dei Conti alla fine dello scorso febbraio.
Di quella relazione colpisce non tanto l'analisi del fenomeno (purtroppo ormai fin troppo noto), ma la nettezza con cui la Corte critica il pacchetto di misure annunciate di recente dal Governo: tutte misure contrarie rispetto a quelle che servirebbero per fronteggiare la corruzione.
Quanti sanno che in Italia esistono ancora i manicomi? Se in molti casi sono i cittadini a non saperlo, così come molti parlamentari e membri del Governo, sembra che il Ministro della Salute lo abbia scoperto da poco, constatando come stanno veramente le cose quando ha visto le immagini di un video girato fra ottobre e dicembre scorsi nei sei cosiddetti “Ospedali” Psichiatrici Giudiziari (OPG): degrado, dolore, abbandono, altro che cure psichiatriche.
Ci è voluta la determinazione della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale per portare finalmente alla luce una situazione disastrosa, una palese violazione dei diritti umani che avviene da anni nel nostro Paese sotto gli occhi di tutti, nell’indifferenza totale di chi amministra e governa, soprattutto a livello regionale.
Ci sono molti motivi per i quali un Movimento come il nostro può gioire, e gioisce infatti, dell’enorme successo della manifestazione di domenica scorsa, a difesa della dignità delle donne.
In tutta Italia, e persino fuori dai confini del nostro Paese, una nuvola compatta, combattiva, e positiva, di donne in sciarpa bianca, si è riversata nelle piazze, accompagnate moltissime dai loro uomini, così come da figlie e figli.
Peccato. A vedere sotto i nostri occhi la progressiva agonia della riforma Brunetta cresce un forte sentimento di rammarico. Il decreto legislativo 150 del 2009 - che introduce importanti novità in tema di trasparenza e performance delle istituzioni pubbliche - rappresentava un formidabile passo in avanti in termini di efficacia, efficienza e produttività della PA e offriva indirizzi importanti in termini di lotta alla corruzione e agli abusi di potere.
"Pur nell'evoluzione del quadro complessivo, i Capi delle corti pongono in evidenza soprattutto difficoltà d'ordine strutturale connesse: al crescente aumento della domanda di giustizia penale, non bilanciata da qualche segnale di rallentamento della domanda di giustizia civile di primo grado; all'anacronistica distribuzione geografica degli uffici giudiziari; alla carenza di strutture e risorse, che impedisce in molti uffici l'attività d'udienza pomeridiana; alle difficoltà e alla lentezza che patisce il processo d'informatizzazione; alla scopertura di organici; alla progressiva diminuzione di personale amministrativo e tecnico". Senza mezzi termini e giri di parole il Primo Presidente della Corte Costituzionale, Ernesto Lupo, snocciola i mali della giustizia Italiana e lo fa in occasione della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario 2011.
Abbattere i luoghi comuni che spesso accompagnano gli immigrati per considerarli parte attiva della nostra società, elevando il fenomeno stesso dell’immigrazione-integrazione a “bene comune”. È il messaggio che abbiamo voluto lanciare con il convegno internazionale “I nuovi cittadini. Dai luoghi comuni ai beni comuni: l’immigrazione tra diritti, responsabilità e partecipazione” da noi promosso insieme all’Ambasciata degli Stati Uniti d’America in Italia e Commissione straordinaria per i diritti umani del Senato. Essere riusciti ad alimentare il dibattito con il contributo di chi sull’argomento ha una tradizione ed un’esperienza consolidata lo riteniamo già di per sé un successo.
Lo scorso 18 novembre il Ministro Gelmini aveva annunciato, definendolo un "giorno storico", l'avvio del progetto sperimentale di valutazione delle scuole e degli insegnanti nelle scuole secondarie di primo grado di quattro città italiane: Torino e Napoli per valutare la performance degli insegnanti, Pisa e Siracusa per quella organizzativa degli istituti scolastici.
La maggioranza dei collegi docenti delle scuole interessate, però, ha dichiarato l'indisponibilità ad aderire a questa iniziativa, mettendo a rischio l'intero progetto. Per evitare ciò, con una nota del 20 dicembre il Miur si è affrettato a prorogare i termini di adesione al progetto sperimentale al 7 febbraio 2011 e ad estendere la sperimentazione alle province di Milano e Cagliari, mettendo a disposizione i propri esperti per illustrare i contenuti dei percorsi.
Il 2011 è stato indicato dalla Commissione Europea come l'Anno Europeo del volontariato. Più precisamente il titolo dell'anno è "anno europeo delle attività volontarie promosse dalla cittadinanza attiva". Si tratta un evento importante non tanto per i suoi aspetti pratici (i finanziamenti per le attività sono esigui) quanto per il significato politico che esso assume ed indica a tutti i paesi membri.
Sostienici, non lasciare i tuoi diritti solo sulla carta. Con questo slogan si è chiusa domenica 12 dicembre la settimana di raccolta fondi a favore del nostro Tribunale per i diritti del malato sui canali della RAI.
E' stata la nostra prima esperienza del genere, dopo trent'anni di attività, e sebbene i risultati economici non siano stati esattamente esaltanti (i dati ufficiali saranno diffusi nei prossimi giorni), per noi ha rappresentato un momento davvero importante.
Abbiamo testato non solo la capacità della nostra “macchina organizzativa” di fare fronte a questo appuntamento, ma sperimentati i tanti piccoli ostacoli che si devono superare per portare a casa un risultato gratificante, nell'interesse di tutti.
Facebook, Myspace, Twitter..sono solo alcuni esempi dei più noti social network diffusi tra giovani e...meno giovani. Ma andiamo per gradi. Cos'è un social network e perchè riscuote un così grande successo? Social network non è nient'altro che una rete sociale, un gruppo di persone connesse tra loro da diversi legami sociali, che vanno dalla conoscenza casuale, ai rapporti di lavoro, ai vincoli familiari. Una condivisione di interessi che sviluppa così un processo socio-tecnologico, ad oggi sempre più in espansione.
La giustizia italiana sta male ed ha bisogno di un intervento radicale ed urgente. Questo l'allarme lanciato dal secondo Rapporto sulla Giustizia italiana, elaborato sulla base delle segnalazioni giunte in un anno al Pit Giustizia di Cittadinanzattiva. Quello che si presenta è un quadro preoccupante di un Paese in crisi: illegalità diffusa, scarsa efficienza della macchina amministrativa, spreco di risorse pubbliche e tagli indiscriminati alle prestazioni ed ai servizi (anche a quelle universali, sanità, scuola, giustizia); ritardi e carenze organizzative, strutturali e di personale, che producono diseguaglianze ed esclusione sociale. Questo stato di cose richiederebbe una giustizia efficiente, erogata in tempi ragionevoli ed accessibile a tutti i cittadini, non soltanto ai ricchi. Una giustizia in grado di rispondere tempestivamente alle diverse istanze provenienti dalla società Italiana: cittadini, famiglie, imprese.
Anche quest’anno si celebra la giornata nazionale della sicurezza nelle scuole. Un evento dal sapore celebrativo e propositivo per migliaia di scuole italiane che approfittano dell’appuntamento per realizzare prove di evacuazione ed incontri con esperti, giochi di ruolo e attività dimostrative sui temi della sicurezza e della salute (rischio sismico, prevenzione del tabagismo, rischio elettromagnetico, comportamenti violenti, sicurezza strutturale, sicurezza stradale, alimentazione, ecc.).
E' anche una occasione per conoscere dalla viva voce di rappresentanti delle istituzioni locali sia lo stato di sicurezza o meno della propria scuola che il Piano di emergenza del proprio Comune e ciò che esso prevede.
La fotografia degli ultimi quattordici anni di sanità non lascia dubbi: la massima preoccupazione dei cittadini in questi anni è stata la sicurezza dei servizi sanitari. I numeri parlano chiaro: nei 14 anni considerati dal Rapporto Pit presentato oggi (18 novembre 2010 - ndr), dal 1996 al 2009, in media la sicurezza - intesa come presunti errori di diagnosi e terapia, sangue infetto, infezioni ospedaliere, condizioni delle strutture, negligenze del personale sanitario e reazioni a cure farmacologiche – ci ha fatto registrare il 28% delle segnalazioni e ancora nel 2009 risulta la problematica più segnalata.
Crescono i presunti errori soprattutto in ortopedia e oncologia, si sbaglia di più la diagnosi ancora in oncologia e pediatria.
È questo il titolo che abbiamo deciso di dare alla giornata dedicata al Trentennale del Tribunale per i diritti del malato in programma il prossimo 18 novembre, e a cui dedicheremo la newsletter di questa settimana e della prossima. Le celebrazioni del trentennale si concluderanno il mese successivo, con un evento con cui quest'anno, per la prima volta nella nostra storia, ci misureremo: una settimana dedicata alla raccolta fondi, realizzata grazie al Segretariato sociale della RAI e che coinvolgerà l'intero palinsesto radio e tv nella settimana che va dal 6 al 12 dicembre prossimo.
Il 18 novembre è per noi un traguardo importante.
La medicina d’urgenza sembra essere uno dei settori in cui più si discute di errore medico. L’impatto tra medici e cittadini nei Pronto Soccorso è sicuramente uno dei punti di crisi e di conflitto più accesi e persistenti. Milioni di persone si recano ogni anno, anche impropriamente, presso i servizi di emergenza, sicuri di trovare la soluzione ai loro problemi di salute e soprattutto di avere risposte certe, accessibili e veloci.
Come è noto, non sempre questo avviene per inefficienze del sistema, per scortesie del personale, per inadeguatezza delle strutture e a volte purtroppo per mancanza di professionalità di chi vi opera. Tutto si riversa nei nostri Pronto Soccorso, che rappresentano l’avamposto e il porto di mare della sanità italiana. Di qui i conflitti, le liti e le denunce dei cittadini.
È possibile, anzi probabile, che la camorra soffi sul fuoco della protesta popolare di Terzigno. Non sono, inoltre, accettabili le violenze e le distruzioni di beni pubblici. Non si possono, però, usare questi argomenti per nascondere la vera sostanza del problema, e cioè il fatto che il Presidente del Consiglio, il Ministro dell’Ambiente, il capo della Protezione civile, il Governatore della Campania e il Sindaco di Napoli (e insieme a loro qualche decina di amministratori ed alti funzionari)...
L’ipotesi di una costituenda “Scuola Spa” è apparsa su alcuni quotidiani nei giorni scorsi ma non è stata seguita da dichiarazioni ufficiali da parte di nessuno dei tre Ministeri (Economia, Infrastrutture ed Istruzione) da cui sarebbe partita la proposta. Questa circostanza, già di per sé singolare, desta grande preoccupazione perché, alla luce di episodi precedenti (link all'elenco delle 12.000 scuole a rischio sicurezza, link all'elenco delle 2.400 scuole rischio amianto) si è visto come spesso trapelino notizie per le quali si aveva già pronto un piano di interventi e di finanziamenti non condiviso con i soggetti istituzionalmente preposti per competenze, regioni, province, comuni, men che meno con le famiglie e i ragazzi direttamente coinvolti.
Sono passati tre anni dall’entrata in vigore della legge Bersani che ha introdotto, tra l'altro, maggiori tutele per il cittadino nel settore delle telecomunicazioni. Come probabilmente qualcuno ricorderà, lo scopo era quello di favorire una maggiore apertura del mercato, garantendo ai consumatori la possibilità di scegliere tra le diverse compagnie telefoniche quella a loro più conveniente.
Da qui una serie di incipit:
-garantire ai consumatori finali un adeguato livello di conoscenza sugli effettivi prezzi del servizio
Cento milioni di euro. Questa è la cifra che il quotidiano "La Stampa" (2 ottobre) ha calcolato come "giro" della corruzione nella sanità italiana. Sono soldi che riguardano secondo la Corte dei conti le fatture fraudolente, il mancato completamento di strutture e il mancato uso di macchinari, costruite e comprati per fare qualche favore a qualcuno, le spese per corsi di formazione mai tenuti, la gestione irregolare delle case di cura convenzionate, le ingiustificate prescrizioni dei farmaci. Tanti soldi, poca trasparenza, controlli scarsi, troppi interessi politici e clientelari.
Pochi giorni fa l'ennesimo scandalo, quello di Firenze che ha portato a 6 arresti domiciliari, l'interdizione di 13 manager, 30 persone indagate.